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Il commissario della Campanella "vale" più di Obama

CATANZARO Un anno di lavoro del commissario liquidatore della Fondazione Campanella costa più di dodici mesi dell’impegno di Barack Obama. Che è il presidente più pagato al mondo. Il dato emerge dall…

Pubblicato il: 14/04/2016 – 17:17
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Il commissario della Campanella "vale" più di Obama

CATANZARO Un anno di lavoro del commissario liquidatore della Fondazione Campanella costa più di dodici mesi dell’impegno di Barack Obama. Che è il presidente più pagato al mondo. Il dato emerge dalla procedura di concordato preventivo presentata al Tribunale di Catanzaro e non si porta dietro misteri o anomalie: così vuole la legge, così dicono le tabelle e così sarà fatto. Certo, le cifre riportate nel documento arrivato a tutti i creditori della Fondazione – sono centinaia – fa impressione, specie alla luce del motivo per cui l’ente ha chiuso i battenti. Ai dipendenti, in più di un’occasione e con modi spicci, è stato spiegato che i soldi erano finiti. Ora che la Campanella è “morta”, i soldi rispuntano e in quantità industriali. Ci saranno grosse parcelle per tutti: sia per i protagonisti della procedura di concordato sia per chi arriverà a gestire la fase della liquidazione. E questi professionisti, così vuole la legge anche in questo caso, otterranno i loro ricchi emolumenti prima dei lavoratori. Che si sentono, così, scaricati due volte. Su tutta la procedura, però, aleggia un gigantesco punto interrogativo: le somme che si prevede di destinare nascono da un presupposto tutt’altro che certo, e cioè che la causa vinta in primo grado contro la Regione (condannata a pagare 80 milioni di euro) abbia esito positivo anche nei prossimi gradi di giudizio. Il Tribunale ha rivalutato al ribasso la somma presunta in arrivo dal giudizio: 32 milioni. Ma in caso di sconfitta legale molti potrebbero restare a bocca asciutta.
Ma torniamo al confronto tra Andrea Bonifacio, il commissario liquidatore, e l’uomo più potente del mondo. Il paragone è semplice quanto sbalorditivo: Barack Obama guadagna 400mila dollari all’anno, circa 355mila euro. Nella classifica precede Stephen Harper, primo ministro del Canada, con 260mila dollari e la cancelliera Angela Merkel con 234mila dollari. Bazzecole rispetto al compenso previsto per portare a conclusione il percorso della Fondazione Campanella. In questo caso, le enormi cifre in ballo (basti pensare che la Fondazione ha fatto causa alla Regione per un totale di 174 milioni di euro) trascinano con sé i compensi.

tabella

Quelle illustrate nella tabella che vi mostriamo sono le spese maturate per la presentazione della domanda di concordato preventivo, «sia con riferimento all’attività del commissario liquidatore e dei suoi ausiliari sia con riferimento ai crediti maturati dai professionisti che hanno assistito la Fondazione nella predisposizione della domanda, oltre che al compenso dell’attestatore». Il commissario e i suoi ausiliari, in particolare, hanno lavorato dalla nomina, avvenuta il 7 aprile 2015 fino «alla data odierna», cioè il 24 marzo, giorno in cui la proposta di concordato è stata sottoscritta. Poco meno di un anno, dunque. Accanto al compenso previsto per Bonifacio, che ammonta a 507mila euro, spiccano quelli riservati al suo coadiutore (126mila euro) e a Bdo, cioè la società di consulenza individuata per portare a termine le pratiche relative alla liquidazione della Campanella (135mila euro). Seguono le spese per la presentazione della domanda: 253mila euro per gli advisor legale (l’avvocato Giampaolo Mardegan) e finanziario (Riccardo Bonivento) e 291mila per l’attestatore (Gian Enrico Gelmetti). Tutto perfettamente normale, eppure incredibile, se si pensa alla massa dei debiti che ha portato alla chiusura del polo oncologico. Sono altri i consulenti che hanno prestato la loro attività: Marco Uriali, consulente del lavoro, l’avvocato Rosella Arena, che si è occupata della disamina delle controversie di lavoro oltre che dell’attività al Tribunale di Catanzaro, la società britannica GoIndustry Ltd, che ha stimato le immobilizzazioni materiali, Auditores, società di revisione che ha effettuato verifiche contabili e il notaio Marco Papi, che ha ricevuto il verbale della determina di presentazione del concordato. In totale, la procedura costerà più di 1,6 milioni di euro. Con una cifra simile si sarebbe potuto pagare il personale amministrativo per parecchi anni ancora. Gli ex lavoratori, invece, dovranno aspettare ancora per vedere onorati gli impegni che la Fondazione e la politica regionale avevano preso nei loro confronti. E il loro turno arriverà dopo quello dei consulenti. C’è di più: il piano concordatario prevede di pagare legali e commissario entro la fine del 2016, mentre per i dipendenti la previsione è spostata al 2020.
Ma per il commissario liquidatore non finisce qui. C’è un altro capitolo che lo riguarda. È quello della nomina del liquidatore giudiziale: «Per l’incarico – si legge nel documento spedito ai creditori e firmato dallo stesso Bonifacio –, la Fondazione ritiene di suggerire la nomina del dottor Andrea Bonifacio, attuale commissario liquidatore, per le evidenti ragioni connesse alla profonda conoscenza della situazione patrimoniale, dalle vicende storiche e dei pregressi rapporti della Fondazione». Non c’è dubbio che Bonifacio sia la persona più adatta al compito, la migliore per recuperare quanti più fondi possibili per tutti i creditori. E non c’è dubbio che anche questa attività sarà ben remunerata: tra i compensi per il commissario giudiziale (che è Ignazio Arcuri), quelli per il liquidatore giudiziale e gli oneri per eventuali ausiliari (periti mobiliari o legali) del commissario, la spesa prevista è di 1 milione 425mila euro. Altro che Obama.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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