REGGIO CALABRIA «Credo fermamente che se il lavoro dello Stato nel contrasto alle mafie non venisse raccontato, l’efficacia di quel lavoro si ridurrebbe del 50%. È necessario ed importante che la gente conosca il volto vero della ‘ndrangheta e non quello mitico che passa dal consenso popolare». È un messaggio chiaro quello che il sottosegretario di Stato con delega alla Sicurezza, Marco Minniti, ha voluto lanciare dalla platea del convegno “Lavoro, legalità e giustizia per la libertà di stampa”, organizzato dalla Fnsi per celebrare la 23esima Giornata mondiale della libertà di stampa, quest’anno dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. Nella regione che vanta il triste record per numero di cronisti minacciati, Minniti – che proprio di editoria si è occupato nel suo primo incarico da sottosegretario – ha voluto sottolineare che «la libertà di stampa è una garanzia di qualità per la democrazia».
LIBERTÀ DI STAMPA E DEMOCRAZIA Ma l’Italia, collocata al 77esimo posto nella classifica mondiale, preceduta anche da Burkina Faso e Botswana, non sembra essere molto in forma. «La posizione italiana in quella classifica ci interroga. Tuttavia – dice il sottosegretario – sono stato in Paesi in cui esistono criticità drammatiche che non sono in alcun modo paragonabili con quello che avviene in Italia». Insomma, c’è chi sta peggio, anche perché – spiega Minniti – in Italia «c’è una società assetata di informazione». E questa è un’arma fondamentale per lo sviluppo. Tanto sul piano locale, come sul piano nazionale e internazionale. «Bisogna liberarsi dall’idea che parlare di ‘ndrangheta sia come parlare male di Reggio e della Calabria. La lotta alla ‘ndrangheta – afferma – è un prerequisito per la crescita economico-sociale della nostra Regione». Solo raccontandola in tutte le sue sfaccettature, senza fermarsi alla riproposizione dell’immagine mitica, attraverso cui le ‘ndrine pretendono di rappresentarsi, sarà possibile metterla in discussione. Allo stesso modo, solo raccontando in presa diretta quanto avviene nei teatri di guerra o sulle scene politiche estere, sarà possibile formare la «la consapevolezza della dimensione del nostro pianeta nella lotta contro il terrorismo e le storie che girano attorno ad esso con immagini che hanno segnato la coscienza e la consapevolezza del problema per milioni di persone».
GIORNALISTI, FOTOGRAFI E CINEOPERATORI Per questo, il sottosegretario è necessario dedicare la giornata della memoria dei giornalisti vittime del terrorismo e delle mafie e due categorie di professionisti. «Ai cronisti che sono in prima linea nell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta, che con coraggio raccontano quello che avviene, e ai corrispondenti che vanno nelle aree critiche del mondo». E non si tratta solo di giornalisti, ma anche fotografi e cineoperatori, categoria spesso bistrattata, ma in grado di plasmare in maniera profonda l’immaginario collettivo. È quanto successo ad esempio con la tristemente celebre fotografia di Aylan, bimbo di tre anni morto su una spiaggia turca, dopo che la nave con cui lui e la sua famiglia stavano cercando di scappar via dalla Siria, si è rovesciata. Un’immagine divenuta sintesi e simbolo dell’esodo umanitario di profughi dall’inquieto Medio Oriente più di tutti gli articoli, prima o dopo, pubblicati.
LA POLITICA DEVE FARE DI PIÙ Ma che siano le parole, le immagini fotografiche o i video, si tratta di un lavoro che oggi diventa sempre più complesso. E non solo in aree di crisi. «Essere giornalisti in Calabria assomiglia sempre di più ad una missione – ha sottolineato il sindaco Giuseppe Falcomatà, intervenuto al convegno – i cronisti si trovano ad operare in una condizione di frontiera, subendo spesso vessanti intimidazioni e talvolta pagando con la vita la propria voglia di raccontare fino in fondo la realtà che ci circonda. Una condizione inaccettabile indegna di un Paese civile. La politica – ha concluso il primo cittadino di Reggio Calabria – ha il dovere di interrogarsi su questa che deve rappresentare una vera e propria emergenza. L’informazione è un diritto di ogni cittadino. E se vogliamo tutelare il diritto dei cittadini dobbiamo saper difendere i diritti degli operatori dell’informazione, che con grande impegno e passione raccontano quotidianamente l’anima profonda della nostra terra». Un impegno assunto anche dal presidente del consiglio regionale Nicola Irto: «L’atto di maggiore coraggio che possiamo fare è assumerci le nostre responsabilità. La ‘ndrangheta è un gigantesco problema, ma non è solo la ‘ndrangheta a minacciare i giornalisti, oggi sotto attacco solo per il solo fatto di raccontare quello che accade. E questo a causa di un potere politico oggi più che mai debole e che mira a comprimere questi spazi di libertà. La rivoluzione, dunque, deve partire da ciascuno di noi. Per quanto ci riguarda – ha concluso Irto – intendiamo fare la nostra parte, cercando un’intesa con le forze sane della Calabria».
LAVORO DI TRINCEA, FRA SFRUTTATORI E SFRUTTATI Risposte che sembrano dare margine per lavorare alla Fnsi, calabrese e non solo, che oggi ha aperto i propri lavori a partire da un preoccupante assunto di fondo, che è stato il vicepresidente Carlo Parisi a spiegare: «Celebriamo questa giornata in un momento che è difficile per tutti i lavoratori, ma che è devastante, in particolare, per la categoria dei giornalisti a causa delle tante aziende in stato di crisi e dell’ampliamento dell’uso degli ammortizzatori sociali». Una situazione resa ancor più grave – hanno sottolineato altri – dal dilagare di siti web, più o meno o per nulla attendibili, che basano la propria esistenza esclusivamente sullo sfruttamento delle speranze di molti giovani o aspiranti giornalisti. E in Calabria, ha sottolineato Michele Albanese, cronista che vive sotto scorta proprio a causa delle sue inchieste, questo avviene anche in una condizione ambientale oltremodo complessa, che anche per questo dovrebbe vedere la categoria schierarsi e comportarsi come tale. Per adesso, però, i giornalisti calabresi si sono limitati a rispondere alla chiamata della Fnsi, riempiendo in modo dignitoso la sala Calipari del consiglio regionale prenotata per l’occasione. Quanto rimarrà degli argomenti discussi e degli impegni assunti, invece, sarà la cronaca a dirlo.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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