La movida reggina (nuovamente) terrorizzata dal branco
REGGIO CALABRIA Torna l’estate e tornano risse e pestaggi nella zona della movida. Nella notte fra sabato e domenica, un violento scontro fra una ventina di ragazzi, iniziato nella zona dei loca…

REGGIO CALABRIA Torna l’estate e tornano risse e pestaggi nella zona della movida. Nella notte fra sabato e domenica, un violento scontro fra una ventina di ragazzi, iniziato nella zona dei locali e proseguito sulla via Marina Alta, è stato interrotto dall’intervento di due poliziotti fuori servizio. Nel vedere il branco, i due agenti si sono avvicinati, accorgendosi che era in corso un violentissimo pestaggio ai danni di un ragazzo, ormai a terra esanime. Ai due poliziotti è bastato qualificarsi perchè il gruppo rivolgesse la sua furia contro di loro, contro gli «sbirri che non si fanno mai i c…i loro». I due agenti sono stati colpiti a calci, pugni e persino con una chiave inglese. Solo l’intervento dei colleghi di altre due volanti, intervenute in soccorso dei colleghi, ha salvato i due uomini dal linciaggio e ha permesso di individuare sette dei protagonisti della rissa. In manette per lesioni gravi, violenza, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale è finito Antonino Gangemi, mentre sono stati denunciati in stato di libertà altri sei giovani, fra cui un minorenne, per rissa.
Stando a indiscrezioni, fra i protagonisti della rissa c’erano – ancora una volta – le giovani leve del clan Tegano, oggi come un anno fa, impegnate a dettar legge nella zona della movida. A farne le spese invece – secondo alcune fonti – sarebbe stato un gruppo di giovani della provincia tirrenica. «È stato un derby Archi – Sinopoli», mormora il popolo della notte, terrorizzato anche solo per aver visto, aver capito. Si sa, quello che succede non si deve raccontare, non si deve sapere. Motivi della rissa? Ufficialmente futili. Uno sguardo sbagliato, una parola di troppo, un drink finito addosso a qualcuno.
In realtà, oggi come un anno fa i “picciotti” di Archi si muovono in centro città come se fosse casa propria, cosa propria. Già l’estate scorsa, un branco di ragazzotti di Archi, gonfi di troppa cocaina e troppa omertà, ha funestato i locali della movida estiva con risse, pestaggi, furti, devastazioni in pieno stile Arancia meccanica, avvenuti senza che nessuno denunciasse alcunchè. A farne le spese sono stati quasi tutti i lidi, molti dei barman e dei camerieri che ci lavorano e più di qualche gestore. Ma hanno tutti scelto il silenzio. E così il branco, nei mesi invernali, è passato all’incasso tre strade più su. E non c’è stato bisogno di menar le mani, fatta eccezione per qualche rissa di mantenimento in una delle poche discoteche del centro città. Archiviate come cosa vecchia le regole imposte da padri, zii e nonni negli anni passati ed emerse con dovizia di dettagli nei dibattimenti, secondo cui «tutti pagano e poi il dovuto si divide», non hanno pudore a pretendere di consumare senza pagare, servirsi senza dire grazie. Pretendono il “dovuto” – confessano terrorizzate voci isolate – e poi consumano senza ritegno. Si sentono padroni. E come tali si comportano. Con buona pace di chi in silenzio continua a subire, fa finta di non sapere, si gira dall’altra parte senza protestare.
Neanche gli arresti eccellenti che hanno colpito i clan di Archi negli ultimi mesi sembrano aver incrinato la scorza di arroganza che il branco ostenta in nome di un casato di ‘ndrangheta che insieme ai De Stefano ha scritto di proprio pugno la storia delle ‘ndrine a Reggio Calabria e non solo. E se un tempo i Tegano erano la carne da cannone, l’esercito dei più raffinati strateghi che con loro dividevano la roccaforte di Archi, ora sono una cosa sola. E con tutta l’arroganza di una storia criminale blasonata si muovono. Soprattutto in centro città, tradizionalmente considerata zona loro. Un dato storico ma che – forse – i lunghi anni di carcerazione cui sono stati condannati elementi di vertice di quegli stessi clan hanno reso labile, evanescente. O che magari, qualcuno potrebbe mettere in dubbio alla luce dei colpi recentemente subiti dagli arcoti. Un dato che magari qualcuno si preoccupa di rendere violentemente attuale.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it