I Dp chiedono a Oliverio di accelerare
LAMEZIA TERME Il core business dei Democratici progressisti non è cambiato: «Vogliamo essere di supporto al Pd e all’azione del governo regionale ma offrendo un contributo concreto, fatto di proposte…

LAMEZIA TERME Il core business dei Democratici progressisti non è cambiato: «Vogliamo essere di supporto al Pd e all’azione del governo regionale ma offrendo un contributo concreto, fatto di proposte realizzabili e non demagogiche». Alla fine della riunione organizzativa di Lamezia Terme, il coordinatore regionale dell’area Domenico Creazzo traccia le linee dell’attività futura: «Prepareremo un documento che si concentrerà su quattro punti: sanità, trasporti, turismo e agricoltura». Sono i settori sui quali i Dp chiedono «un’accelerazione al governo regionale». Supporto sì, dunque, ma non con i paraocchi: c’è la piena consapevolezza che serve un cambio di marcia. E questa consapevolezza sarà messa nero su bianco. C’erano, a Lamezia, i tre consiglieri regionali del movimento (Arturo Bova, Giuseppe Giudiceandrea e Giuseppe Neri) e – per la direzione regionale del Pd – il segretario dem Ernesto Magorno e il responsabile organizzativo Giovanni Puccio. Il primo ha elogiato l’area per il suo atteggiamento nei confronti dell’unità del partito, spiegando che da questa parte ha trovato «la voglia di fare e di condividere che, in alcuni casi, è mancata ai dem», dilaniati (Cosenza docet) dagli interessi personali di alcuni colonnelli e da vecchie ruggini dure a morire. Qui il clima è diverso, più rilassato. Arturo Bova posa sorridente con Magorno.
(Arturo Bova ed Ernesto Magorno)
E se le immagini hanno un significato, quella foto spiega che il segretario non è solo in questa fase così delicata. Ma adesso sono due le scadenze, i momenti attorno ai quali serrare i ranghi: una urgentissima, l’altra più lontana ma di vitale importanza per la vita del partito. Magorno ha chiesto un doppio impegno: per i ballottaggi (soprattutto quello di Crotone) e nella strada che conduce al referendum di ottobre. I Dp hanno risposto presente: nasceranno anche i loro comitati per il “sì”. È questa la vera battaglia, quella da cui Renzi si aspetta una risposta chiara prima di sfoderare (o riporre) il lanciafiamme.
IL CASO COSENZA Prospettive, dunque. Che fanno meno male delle recenti delusioni elettorali. Il caso Cosenza (con la vittoria squillante di Occhiuto e il Pd al minimo storico) ha assorbito parte della discussione. Magorno si è mantenuto su un piano istituzionale: troppo poco tempo per permettere a Carlo Guccione di recuperare un gap enorme dal sindaco uscente. Puccio ha spiegato che, nella città dei bruzi come in tutti i grossi centri (non solo calabresi), il Pd paga lo scotto di una scarsa organizzazione reale. Non è (ri)emerso il proposito di una rifondazione del partito in città (con commissariamento?) frutto delle prime esternazioni a caldo. Ma che i guai democratici siano, in qualche misura, autoinflitti è evidente. Giudiceandrea si è concentrato su un paio di punti cardine: l’intempestività della sfiducia a Occhiuto e l’errata decisione di non celebrare le primarie. «Con la defenestrazione – ha detto – abbiamo creato un martire, facendo aumentare il consenso attorno a un sindaco che, solo pochi mesi prima della sfiducia, non era esattamente amatissimo dai cittadini. Il resto è la storia di una rincorsa generosa ma impossibile. Carletto è stato un eroe». O un (altro) martire, a seconda dei punti di vista.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it