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Treviglio, truffe all’Inps: denunciati 20 finti lavoratori calabresi

TREVIGLIO Erano tutti residenti in Calabria i “Ghost workers” dell’omonima operazione conclusa dalla Guardia di finanza in provincia di Bergamo. Finte assunzioni per truffare l’Inps. I Finanzieri han…

Pubblicato il: 13/06/2016 – 7:52
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Treviglio, truffe all’Inps: denunciati 20 finti lavoratori calabresi

TREVIGLIO Erano tutti residenti in Calabria i “Ghost workers” dell’omonima operazione conclusa dalla Guardia di finanza in provincia di Bergamo. Finte assunzioni per truffare l’Inps. I Finanzieri hanno scoperto a Treviglio una società che pur avendo avuto alle dipendenze numerosi lavoratori non avrebbe mai operato in alcun cantiere, disposto di conti correnti, automezzi e attrezzature varie, né sarebbe risultata intestataria di alcuna utenza. Le indagini, svolte in collaborazione con personale ispettivo dell’Inps di Bergamo e coordinate dal sostituto procuratore di Bergamo Fabrizio Gaverini, avrebbero consentito di individuare 20 false assunzioni, che hanno portato alla denuncia di altrettante persone per l’ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Accusa formulata anche per il legale rappresentante della società e il fratello, entrambi della provincia di Reggio Calabria, ritenuti responsabili anche di utilizzo ed emissione di fatture false. Il gip di Bergamo Raffaella Mascarino ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente delle disponibilità finanziarie e dei beni mobili e immobili in capo agli indagati, fino a concorrenza dell’importo complessivo indebitamente sottratto all’erario, pari a circa 130 mila euro. Infine, è stato interessato l’ente previdenziale per il recupero delle somme indebitamente erogate a favore degli indagati. Secondo gli investigatori il gruppo, mediante comunicazioni inviate all’Inps, aveva prima proceduto ad assunzioni fittizie e poi, trascorso il periodo minimo di impiego necessario ad avanzare richiesta di indennità di disoccupazione, a licenziare gli operai. Questi ultimi, ritenuti complici dei loro “datori di lavoro”, sarebbero stati quindi messi nelle condizioni di poter presentare istanza per ottenere l’indennità erogata dall’ente previdenziale.

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