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Anche io sto con gli ippopotami

Così se ne è andato un altro pezzo della nostra infanzia. Quella scanzonata e dolce che era rappresentata dai pugni – che non facevano mai male – del gigante buono. Bud Spencer, al secolo Carlo Ped…

Pubblicato il: 28/06/2016 – 10:41
Anche io sto con gli ippopotami

Così se ne è andato un altro pezzo della nostra infanzia. Quella scanzonata e dolce che era rappresentata dai pugni – che non facevano mai male – del gigante buono. Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, per un’intera generazione impersonava quella voglia di eroe normale che riusciva a ripristinare la giustizia. Contro i clan della malavita o contro i bulli del far west. Sempre dalla parte giusta, quella degli ultimi. E in anni in cui la violenza sconfinava per le vie delle nostre città e che riempivano i tg con le cronache della “Notte della Repubblica”, lui assieme all’amico di sempre Terence Hill riusciva a garantire il rispetto delle regole a suon di sberle, calcioni e cazzotti che non travalicano la linea dell’ossequio per la vita. Nessun avversario – mai nemico – veniva ucciso. Le armi venivano sempre messe da parte per dare posto alle mani. Come le sberle di un papà che vuole il rispetto di alcune semplici regole e le sgridate di una mamma che “altrimenti ci arrabbiamo”. Ecco appunto la normalità in quel modo di essere di Bud Spencer. Una scazzottana e un sorriso che restituisce serenità al termine di una lite.
La stessa che si respirava in famiglia negli anni dell’infanzia. E che si sarebbe voluta percepire – ieri come oggi – anche per le vie della nostra Calabria messa sotto scacco dallo strapotere delle ‘ndrine. Serenità e giustizia. Sentimenti che anche con la morte del gigante buono non si sono ancora persi. La sfilata liberatoria dei carabinieri dopo la cattura del superlatitante Fazzalari ne rappresentano un esempio.
Infine un ricordo personale, quella volta che studente del primo anno a Roma l’ho incontrato al supermercato vicino all’appartamento di via Archimede che i miei avevano preso in fitto. Mi scappò un “ma sei Bud Spencer” e lui rispose con quel suo modo unico di sorridere. Da quell’incontro ne seguirono altri. Scoprii che eravamo vicini di casa. Incontri brevi e caratterizzati solo con un sorriso discreto da lontano. Di quegli anni residua un piccolo rimpianto. Mi spiace non averlo detto allora, ma spero che da qualche parte possa ora sentirlo: ciao Bud Spencer una parte di noi come te sta con gli ippopotami.

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