L’Istat ci ha messo il timbro: il Sud ha cominciato ad invertire la rotta. Dopo più di sette anni, il Pil delle regioni meridionali riprende la fase di crescita. C’è da tirare un sospiro di sollievo, anche perché la ricchezza prodotta ha superato, sia pure di poco, quella del resto del Paese. E quel che altrettanto, se non più, conta è che a fare da volano per la ripresa- chi lo avrebbe mai detto, visto come vanno le cose in Calabria- è stata l’agricoltura, con il 7,3 per cento in più in un anno. Un settore, questo, che ha fatto registrare – meraviglia delle meraviglie per le nostre terre – centomila posti di lavoro in più.
Mai il Sud, ha sottolineato l’Istat era andato meglio del Nord. Tutto ciò non deve, però, farci cullare sugli allori – come ha sottolineato il professor Emanuele Felice, studioso del Meridione – perché con la sola agricoltura non si va molto lontano. E questo perché le nostre aziende, a differenza di quanto sosteneva Sicco Mansholt, uno studioso dei miei tempi universitari a Messina, le nostre sono aziende troppo piccole, poco innovative e scarsamente internazionalizzate. Ci sono eccellenze, ma solo nell’agroindustria, il resto è fermo agli anni ’60-’70.
Qui, però, è come il cane che si morde la coda. Se un agricoltore come me, che possiede(diviso in tre persone) un’azienda di clementine di un ettaro, ci rimette mediamente ogni anno dai 4 ai 5mila euro per la coltivazione, con annessi e connessi, come si vuole che si possa pensare al rinnovamento. Si va avanti alla meno peggio, sperando nell’annata agraria successiva. Ecco che sono gli investimenti pubblici a dover dare segnali di intervento in favore della piccola proprietà contadina, come si chiamava un tempo. Facilitando l’impegno di chi ancora si ostina a coltivare la terra. Possibile che non si trovi un sistema per far diminuire i costi di anticrittogamici, concimi e, soprattutto, il costo dell’energia elettrica utilizzata per l’irrigazione? I contributi che pur ci sono in quale direzione vanno? Si può scrivere alle varie associazioni perché, a loro volta, informino i loro iscritti di quali potrebbero essere i benefici per evitare che anche nelle campagne ci siano i cartelli “vendesi” al pari degli appartamenti in città? Anche il parlamentare Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in commissione Agricoltura, ha, tra l’altro sottolineato, l’importanza della ripartenza dell’agricoltura perché, ha scritto, solo se riparte questo settore potrà ripartire l’intero paese.
Ma come? Oliverio ha chiamato in causa la Regione rilevando il possibile miglioramento della vita nei campi se l’utilizzo dei fondi comunitari affidati alle regioni sarà il più efficace possibile. Il Psr della Regione Calabria è appena partito ed il contadino-agricoltore cosa ne sa? Cosa deve fare? Non ha mai sentito parlare di Germaneto, di domande da fare, di pratiche da seguire. Per la verità non solo il contadino. Oliverio ha parlato di sfida. Giusto, ma chi la fa e contro chi? E come? Un miliardo di euro non sono mica noccioline specie per chi con più di un ettaro di terra, coltivato a clementine, ha guadagnato, si fa per dire 430 euro!!!
Anche il segretario confederale della Cisl, Gigi Sbarra, ha chiesto all’azione pubblica-la Regione- che ha un presidente che è vicino al mondo agricolo, visto che, tra l’altro, si chiama Oliverio- il rilancio di investimenti e di buona programmazione, garantendo semplificazione e strumenti di fiscalità. Altrimenti, per i poveri cristi degli agricoltori non rimane altro che l’ulteriore fuga ed abbandono dei campi. Si vuole o non sbloccare i fondi destinati all’agricoltura, si vuole o non sburocratizzare il comparto, si vuole o non semplificare la vita agli agricoltori. O si fanno solo proclami? Si possono coinvolgere le Università? I consorzi di bonifica hanno ragione di esistere, specialmente in quelle zone dove non sono mai interventi e chiedono ugualmente il contributo annuale? Un contributo per cosa? Per pagare i dipendenti?
Certo non c’è la sola agricoltura. Lo sappiamo bene. Non si può non pensare all’industria (vedi Gioia Tauro) al turismo (vedi lo stato del mare), ma l’agricoltura per la Calabria è questione di vita.
*giornalista
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