Cosenza abbatte le barriere: il Parco Romeo è realtà
COSENZA Gira la giostra verde e rossa al centro del parco. Vi prendono posto bambini di diverse abilità. Sorrisi, entusiasmo, ingenua beltà. Li irradia persino un raggio di sole, visto che il cielo s…

COSENZA Gira la giostra verde e rossa al centro del parco. Vi prendono posto bambini di diverse abilità. Sorrisi, entusiasmo, ingenua beltà. Li irradia persino un raggio di sole, visto che il cielo si è aperto dopo una irrituale giornata estiva con acquazzoni monsonici. Ai volontari dell’associazione La Terra di Piero, che quest’opera l’hanno inseguita per oltre due anni attraverso iniziative teatrali (ben due le commedie campioni d’incasso, Conzativicci e Foraffascino, messe in scena in Italia e all’estero), le riffe, le raccolte, le donazioni ed un innovativo merchandising, non pare vero. C’è chi balla insieme agli animatori, c’è chi non può far a meno di salutare il vicino di casa, il parente, l’amico giunto per l’evento, c’è chi non riesce a trattenere le lacrime. La consegna del Parco Piero Romeo – «il più grande parco giochi inclusivo del Sud Italia, un luogo che abbatte tutte le barriere, specialmente quelle del pregiudizio», recita la nota stampa diffusa – è tutto fuorché un’inaugurazione. È un flusso di emozioni positive e contagiose che investe la città di Cosenza da giorni. Hanno lavorato la notte i volontari per poter confermare la data del 15 luglio. Hanno lavorato quando il solleone picchiava così forte che neanche la brezza di luna riusciva a placare il riverbero del calore rigurgitato dalla pavimentazione. Facendosi forza persino attraverso il tam tam dei social. «Venite a darci una mano, portate una parola, una fetta d’anguria, ne abbiamo bisogno», incitava Sergio Crocco, una delle menti del progetto e vecchio ultrà, manco fosse sulle gradinate dello stadio San Vito-Marulla dove ha fatto urlare al cielo generazioni di giovani, e meno giovani, cosentini. Sarebbe ingiusto citare sempre e soltanto lui però, autore delle commedie di cui sopra, che di mestiere fa il giardiniere. Che sì è il volto più conosciuto dell’associazione («è il nostro portavoce – dice scherzando Max, col pass de La Terra di Piero in bella vista – senza di noi è perduto») ma è supportato da un esercito di volontari di tutte le estrazioni e attività che hanno fatto confluire tempo, competenze, energie per la realizzazione di un sogno: basti pensare, fra i tanti, agli architetti che hanno curato la progettazione o al commerciante che ha donato per l’occasione un defibrillatore. Come sarebbe ingiusto negare un fil rouge fra la realizzazione del parco e le storie di controcultura cittadine. Perché Piero Romeo era un’ultrà del Cosenza Calcio che, insieme ad un monaco semisconosciuto chiamato Padre Fedele ed altri ultrà, aveva dato vita negli anni ’80 del secolo breve alle prime pratiche di welfare dal basso nella città di Telesio. Perché il parco che porta il suo nome, nel cuore borghese della città ma circondato da palazzi frutto di edilizia cooperativa destinata, illo tempore, ad alloggi per le famiglie dei militari, sorge di fronte il primo stadio cittadino, quello che un tempo era l’Emilio Morrone. Destini che si incrociano direbbe qualcuno. E così al taglio del nastro hanno partecipato soltanto loro, i bambini. Niente pompose cerimonie, niente discorsi impastati di retorica e flash. Si crea un immenso tappeto di gente di ogni provenienza, orizzontale. Che neanche gli studi sociologici di settore. Ci sono alcuni rappresentanti della giunta in carica, fra i quali spicca proprio Fedele Bisceglia, e consiglieri, c’è il capitano della squadra locale di calcio Cristian Caccetta e ci sono, ovviamente, gli ultrà del Cosenza che, rispetto ad altre latitudini italiche dove xenofobi destrorsi uccidono i rifugiati, preferiscono contribuire ad una società con meno diseguaglianze. Ci sono i cosentini, punto. Che invadono l’area food, che scoprono le attrezzature, che si compiacciono, che si concedono alla pratica spericolata dei selfie. Per tutto il pomeriggio e oltre. All’una di notte, mentre la movida del week end investe il resto del centro, c’è ancora qualcuno che passeggia fra i giochi. Una giornata lunghissima. Uno di quei giorni in cui Cosenza si riscopre essere una città bellissima.
Edoardo Trimboli
redazione@corrierecal.it