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L'ufficiale corrotto che aiuta i clan nel porto di Gioia

GIOIA TAURO Rosario Grasso è un picciotto della ‘ndrangheta, mandato a recuperare 197 chili di cocaina purissima nascosti in un container tra alcuni sacchi bianchi, nel porto di Gioia Tauro. Nel co…

Pubblicato il: 17/08/2016 – 18:19
L'ufficiale corrotto che aiuta i clan nel porto di Gioia

GIOIA TAURO Rosario Grasso è un picciotto della ‘ndrangheta, mandato a recuperare 197 chili di cocaina purissima nascosti in un container tra alcuni sacchi bianchi, nel porto di Gioia Tauro. Nel container, però, non c’è traccia del carico di droga. Quella che segue – Grasso che cerca di scoprire chi l’ha tradito e lo lega, i messaggi al suo contatto in Brasile – è una storia che gli investigatori dell’Antimafia calabrese sono riusciti a ricostruire. Manca un tassello. Perché qualcuno aveva detto alla task force di recupero che nessuno li avrebbe disturbati. Il pezzo del puzzle aiuterebbe a ricostruire i traffici all’interno del porto e forse di più.
Perché il contatto è un ufficiale corrotto, che gli ‘ndranghetisti chiamano con il nome in codice “il porco”. Lui aveva garantito un accesso sicuro al container “mscu3565753”. Lo stesso numero che i narcos brasiliani avevano consegnato all’intermediario della spedizione, scolpito su una tavoletta di legno.
Rosario, l’uomo della ‘ndrangheta al porto di Gioia Tauro, è in carcere in attesa di processo. “Il porco”, l’ufficiale corrotto, non ha ancora un nome per gli investigatori. C’è anche questo nel lavoro di giornalismo investigativo che Irpi e Correctiv portano avanti. C’è, come un’ombra, la figura di un personaggio che aiuta i clan a fare del porto ciò che vogliono. A muoversi come i padroni per far girare quintali di coca e milioni di euro. Nell’inchiesta pubblicata dall’Espresso c’è un passaggio economico, affidato al magistrato che più di tutti ha lottato contro il narcotraffico. È una considerazione che può far capire molte cose.
Secondo Nicola Gratteri, procuratore a Catanzaro, «i broker più abili riescono a strappare prezzi bassissimi, anche 1.200 euro al chilo». Lo stesso chilo, venduto ai clan dopo il trasporto in Italia, vale giù 30mila euro. «Almeno il 66 per cento del bilancio della ‘ndrangheta è costituito dal business della cocaina, circa 44 miliardi di euro all’anno», conclude Gratteri. E con tutti questi soldi si può fare di tutto. Figuriamoci comprare un ufficiale.

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