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Gentile: «Non parlo di Calabria, però…»

ROMA «Lasci stare la Calabria, qui siamo al Cipe e parliamo del Cipe, che poi è una postazione utile anche alla Calabria se si mettono a lavorare…». Appunto, vede che lo dice lei stesso che il prob…

Pubblicato il: 22/09/2016 – 21:15
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Gentile: «Non parlo di Calabria, però…»

ROMA «Lasci stare la Calabria, qui siamo al Cipe e parliamo del Cipe, che poi è una postazione utile anche alla Calabria se si mettono a lavorare…».

Appunto, vede che lo dice lei stesso che il problema è la Calabria…
La chiacchierata è autorizzata. L’intervista no, perché il sottosegretario Antonio Gentile, che incontriamo casualmente proprio all’uscita dal suo primo incontro ufficiale con il direttore generale Ferruccio Sepe al Comitato interministeriale per la programmazione economica, di cose calabresi, con questi chiari di luna, non ha proprio voglia di parlare.

Perché niente domande sulla Calabria?
«Perché non parlo delle cose che non conosco…».

Ha del paradosso la sua motivazione, guida una componente politica che ha la sua roccaforte proprio in Calabria, ha determinato ascese e declini di diverse compagini regionali e non conosce la Calabria?
«Mettiamola così, ultimamente ci scendo pochissimo, intendo fare bene il lavoro che il premier e il ministro Calenda mi hanno delegato. Poi la Calabria mi appare sempre più contorta e complicata. Non ci sono più regole. Ho dato qualche consiglio, hanno fatto esattamente il contrario, di che vuole che parliamo?».

Magari proprio dei consigli che ha dato….
«No. Non ne parlo, appartengo alla vecchia scuola. Di politica parlo nelle sedi politiche… qui siamo al Cipe…».

E va bene, parliamo del Cipe. Un bell’incarico, di solito il ministro tiene direttamente i rapporti con il Cipe, nel suo caso ha firmato una delega permanente. Merito suo, merito del suo peso politico, merito della necessità di tener saldo il rapporto con il Ncd di Alfano?
«Può pensarla così chi non conosce la complessità di un ministero come quello dello Sviluppo economico e l’autorevolezza di un ministro come Calenda. Non nego che la politica può avermi fornito l’occasione ma il resto te lo guadagni solo svolgendo bene il tuo lavoro…».

Quindi nessuna gratitudine per Ernesto Magorno?
«E perché mai dovrei…».

Beh quantomeno per la cabala, visto che da quando il segretario regionale del Pd aveva chiesto di punire la sua defezione a Cosenza con l’allontanamento dal governo, le deleghe assegnatele sono cresciute di numero e di spessore.
«Lei ama la battuta e l’ironia. Comunque accetto la provocazione: penso che su Cosenza i fatti mi abbiano dato ragione».

Era uno dei consigli non accettati?
«Ormai la cosa è nota a tutti…».

Spieghiamo perché il Cipe può essere importante per la Calabria…
«Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) è un organo collegiale del governo presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri e composto dai ministri con rilevanti competenze in materia di programmazione della politica economica da perseguire a livello nazionale, comunitario ed internazionale; esamina la situazione socio-economica generale ai fini dell’adozione di provvedimenti congiunturali; individua gli indirizzi e le azioni necessarie per il conseguimento degli obiettivi di politica economica; alloca le risorse finanziarie a programmi e progetti di sviluppo; approva le principali iniziative di investimento pubblico del Paese. Se la Calabria ha dei ritardi da colmare gli strumenti per farlo passano tutti dal Cipe».

Proviamo a indicarli questi “strumenti” nel dettaglio?
«Basta pensare che il Cipe gestisce la cosiddetta “legge obiettivo”, nell’ambito della quale il Comitato approva i singoli progetti e assegna le risorse finanziarie;i piani d’investimento e le convenzioni dei principali concessionari pubblici (Rfi, Anas, Enac, Enav) e privati (autostradali, aeroportuali, ferroviari, idrici e portuali). Inoltre al Cipe spettano il riparto e l’assegnazione di risorse finanziarie del Fondo sviluppo e coesione (Fsc); il Programma nazionale della ricerca, quello per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, il Programma per la sicurezza stradale, i Programmi triennali delle opere pubbliche delle singole Amministrazioni, il Piano Casa…».

Un mucchio di cose…
«E anche un mucchio di opportunità se si decidesse di lavorare invece di passare le giornate dividendole tra polemiche sterili, guerre inutili, ritorsioni infantili, mentre le opportunità si sprecano e si perdono…».

Non dica che adesso non stiamo parlando della Calabria…
«Si, mi ci ha tirato per i capelli, stiamo parlando proprio della Calabria…».

Senatore, scusi, ma il Cipe non è competente anche nella ripartizione del Fondo sanitario nazionale?
«Eccolo là. Sì, abbiamo competenza anche sul fondo sanitario nazionale».

E come facciamo adesso a non parlare della guerra che si combatte in Calabria attorno alla sanità. Il governatore Mario Oliverio vuole la testa dei commissari. Lei da che parte sta?
«E come faccio a stare da una qualche parte se nessuno riesce a capire quale veramente è la materia del contendere? Se leggo i giornali e i comunicati stampa traggo la conclusione che tutti i mali sono da mettere in capo a Scura e Urbani, che peraltro non conosco o almeno non direttamente. Se leggo gli atti ufficiali, per intenderci i verbali del tavolo Massicci ed ex Massicci, trovo che il lavoro dei Commissari viene apprezzato e lodato e semmai si contesta alla Regione Calabria di rifiutare ogni forma di collaborazione con i commissari. Andrebbe fatta una operazione verità e questo tocca ai commissari ma anche a chi li contesta. I primi dovrebbero rendere pubblica una relazione con dentro le cose fatte. I secondi dire con chiarezza quali colpe concrete imputano ai commissari. Non certo le nomine dei direttori generali, visto che le ha decise tutte la giunta Oliverio».

Nessuna segnalazione targata Gentile?
«Nessuna. Ci fosse stata l’avrebbero tirata fuori, in passato hanno appicciato a noi più di una nomina. Anche per questo non intendo occuparmi delle cose calabresi… se non nella misura in cui dagli incarichi di governo che ricopro posso fare qualcosa per garantire che nuove opere e nuovi finanziamenti concorrano a risollevare le sorti di una terra che avrebbe diritto ad essere amministrata con più amore».

Pa. Po.

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