COSENZA Al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro, è stata chiesto di «relazionare sulle verifiche espletate dall’azienda» in relazione agli accreditamenti. L’invito è contenuto in una nota del 23 settembre scorso inviata al manager dai commissari al Piano di rientro Massimo Scura e Andrea Urbani e prende spunto da una puntata della rubrica “Omissis” del direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni, recentemente apparsa sul sito.
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(La puntata di “Omissis” dedicata allo scontro nella sanità)
L’invito spedito a Mauro è mirato a far luce sullo scontro in atto nella sanità cosentina. Pollichieni chiedeva: «Le strutture sanitarie hanno le carte in regola per mantenere i loro accreditamenti?» e ipotizzava che le ragioni della disfida, proprio perché non rese pubbliche, fossero «inconfessabili». E proprio per rispondere a queste domande Scura e Urbani scrivono al dg. Nella lettera, però, c’è qualche traccia precisa che riguarda i controlli che la struttura commissariale si aspetta(va) dall’Azienda sanitaria cosentina. Scura e Urbani, infatti, chiedono un approfondimento «sulle verifiche espletate dall’azienda da lei diretta ai sensi degli articoli 4 e 10 della legge regionale numero 24 del 18 luglio e delle eventuali azioni conseguenti intraprese».
(La lettera di Scura e Urbani al dg Mauro)
L’articolo 4, tra le altre cose, stabilisce che «la mancata o non corretta applicazione dei contratti di categoria comporta la sospensione dei contratti» e che «la mancata corresponsione nei modi e nei termini di legge, degli stipendi al personale in servizio, comporta l’applicazione di una sanzione pecuniaria correlata al tempo dell’inadempienza fino a un massimo di 2/12 dell’importo contrattuale, fatto salvo il rispetto dei termini contrattuali tra le Aziende Sanitarie e le aziende private». Si riferisce anche alla riqualificazione del personale e alla tutela della salute dei lavoratori, ma il passaggio sul rispetto dei contratti e quello sulle retribuzioni sono particolarmente “caldi” in una provincia, quella di Cosenza, in cui i lavoratori del settore – quelli di alcune cliniche – hanno ritardi da record nei pagamenti. L’articolo 10, invece, disciplina le sanzioni da applicare in caso di esercizio di attività sanitaria o socio-sanitaria senza titoli autorizzatori: si tratta di sanzioni amministrative per un importo compreso tra un minimo di 10mila e un massimo di 100mila euro, oltre all’«impossibilità di presentare richiesta di autorizzazione all’esercizio della medesima o di altra attività sanitaria o socio-sanitaria per un periodo di tre anni». Disciplinato, ma con sanzioni ridotte, anche l’«esercizio di attività sanitaria o socio-sanitaria diversa da quella autorizzata». Su questi due punti – e soprattutto sui controlli effettuati dall’Asp di Cosenza in tal senso – i commissari hanno chiesto lumi a Mauro.
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