Arrestato il killer del barone Musco: ha ucciso per un vecchio debito
PALMI A tre anni dell’omicidio del barone Livio Musco, i carabinieri hanno identificato il suo presunto assassino. Si tratta di Teodoro “Toro” Mazzaferro, agente immobiliare di professione e uom…

PALMI A tre anni dell’omicidio del barone Livio Musco, i carabinieri hanno identificato il suo presunto assassino. Si tratta di Teodoro “Toro” Mazzaferro, agente immobiliare di professione e uomo di fiducia del clan Piromalli. Secondo il procuratore capo di Palmi, Ottavio Sferlazza, che insieme al pm Rocco Cosentino ha personalmente coordinato l’inchiesta, inizialmente affidata al solo sostituto Luigi Iglio, Mazzaferro sarebbe entrato furtivamente in casa del barone, contro il quale avrebbe sparato due colpi in rapida successione.
Ricco possidente di origine napoletana e figlio del generale Ettore Musco, primo capo del servizio segreto Sifar dopo la fine della seconda guerra mondiale, il barone Livio è stato ucciso nella tarda serata del 23 marzo del 2013. Né il nipote Berdj Musco, né i carabinieri della vicina stazione, hanno notato l’assassino, che dopo aver ucciso Musco si è allontanato indisturbato. Dopo anni di indagini, gli investigatori hanno incastrato Mazzaferro, che con Musco aveva vecchie ruggini, legate ad un debito che il barone aveva in passato saldato, rifiutandosi però di pagare gli interessi. Agente immobiliare di professione, Mazzaferro – fin da subito inserito nella rosa dei sospetti – è stato incastrato dopo anni di indagini. Ma al vaglio degli inquirenti, c’è anche la posizione di Berdj Musco, nipote del barone, presente in casa quando è stato commesso l’omicidio, ma che ha sempre negato di avere sentito i colpi di pistola.
In passato, ad accendere i riflettori sull’omicidio del barone e su quello che oggi viene ritenuto il suo assassino, è stato il settimanale L’espresso, che con una serie di inchieste ha svelato l’interessamento del “Toro” per le proprietà immobiliari di Musco. Fra queste, un grande appartamento in via Borsi, nel quartiere romano dei Parioli, la cui vendita è stata bloccata dalla sorella minore del barone, Maria Ida, che nel 2013 ha presentato un esposto alla Dda di Reggio Calabria, con cui he messo nero su bianco i propri sospetti.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it