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Platì, funerali del boss sotto la lente della Procura

PLATI’ «Attendiamo un’annotazione di servizio dei carabinieri per decidere il da farsi. Certo è strano che ancora si debba assistere a iniziative di questo genere sul territorio calabrese, dopo i rip…

Pubblicato il: 24/10/2016 – 8:47
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Platì, funerali del boss sotto la lente della Procura

PLATI’ «Attendiamo un’annotazione di servizio dei carabinieri per decidere il da farsi. Certo è strano che ancora si debba assistere a iniziative di questo genere sul territorio calabrese, dopo i ripetuti richiami che sono stati fatti». Il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho, non si sbottona. Ma la sua Procura sta monitorando con attenzione il braccio di ferro fra il parroco di Platì, don Giuseppe Svanera e il questore Raffele Grassi sui funerali di Giuseppe Barbaro, affiliato all’omonimo clan, morto nel carcere di Vibo.
Come di routine, il questore ha vietato per Barbaro le esequie pubbliche per motivi di sicurezza, ordinando che il funerale fosse celebrato all’alba, direttamente al cimitero, ma il religioso non ha gradito. Contro l’ordinanza del questore, don Svanera ha fatto ricorso al ministero dell’Interno, lamentando che «il provvedimento questorile integra un illegittimo impedimento e limitazione allo svolgimento dell’ordinario rito funebre in forma pubblica previsto dal rito cattolico».
Non senza proteste, alla fine però don Svanera si è dovuto piegare. Ma non del tutto. I funerali sono stati celebrati alle 6 del mattino, ma – ammette don Svanera – «ai funerali privati, svoltisi stamattina alle 6, malgrado il questore avesse imposto la partecipazione ai familiari più intimi, si sono presentati in tanti». In più, il sacerdote, d’accordo con la famiglia, ha celebrato una funzione religiosa in memoria del defunto nel pomeriggio alla chiesa matrice di Platì cui ha partecipato quasi tutto il paese.
Condannato definitivamente per ‘ndrangheta nel processo “Minotauro”, Giuseppe Barbaro era uno dei personaggi di spicco del locale di Volpiano, nel torinese. Secondo i pentiti, era un santista, che coordinava lo spaccio di droga e le estorsioni nel Torinese. Affetto da diverse patologie croniche, aveva presentato tramite i suoi legali, un’istanza di scarcerazione, rigettata sulla base del responso dei periti, secondo i quali Barbaro poteva essere curato in carcere. Per fugare ogni dubbio sull’assistenza ricevuta dietro le sbarre, è stata effettuata un’autopsia. «Attendiamo i risultati, poi decideremo il da farsi», annuncia l’avvocato della famiglia, Giampaolo Catanzariti, che in una nota sottolinea: «Per me, era un uomo che avrebbe meritato di andare a casa per essere curato e seguito anche dall’affetto dei suoi cari. Un uomo che ha avuto la sventura di essere nato a Platì, comune della Calabria, in una nazione serva, di dolore ostello, nave sanza nocchier in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello!».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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