Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 13:50
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

Coste "radioattive", si muove la Procura di Catanzaro

CATANZARO Caos, stupore, indignazione e rabbia sono solo alcuni dei sentimenti che il servizio video della “iena” Giulio Golia ha scatenato da quando è stato mandato in onda su Italia 1 martedì sera…

Pubblicato il: 23/11/2016 – 15:20
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Coste "radioattive", si muove la Procura di Catanzaro

CATANZARO Caos, stupore, indignazione e rabbia sono solo alcuni dei sentimenti che il servizio video della “iena” Giulio Golia ha scatenato da quando è stato mandato in onda su Italia 1 martedì sera. Già pochi minuti dopo la fine del servizio, i social network sono stati inondati di messaggi allarmati circa il presunto e grave inquinamento radioattivo di alcune delle spiagge più belle del litorale catanzarese, da Copanello a Calalunga, Montauro e Montepaone.
La vicenda raccontata da Golia, così come vista in tv, avrebbe in effetti risvolti inquietanti qualora fosse confermata. Nel servizio, infatti, il giornalista Mediaset segue le tracce indicate da un vecchio articolo de L’Unità che fa riferimento a fatti avvenuti negli anni 90 in cui si racconta di avvistamenti di strani fusti gialli o arancioni con l’inequivocabile simbolo della radioattività, trovati proprio su quelle spiagge.
Con l’ausilio di un contatore Geiger – «uno strumento non professionale, acquistato su internet per 400 euro», spiega Golia – la “iena” scopre che in alcuni punti nei pressi del torrente Franco i livelli di radiazioni rilevati fino ad appena un paio di metri di profondità sarebbero fino a 15 volte più alti dei valori normali.
Facile a questo punto intuire come la notizia abbia scatenato una specie di psicosi: le spiagge oggetto del reportage sono le più frequentate della zona, nonché le più belle.
Interpellata sull’argomento, l’agenzia regionale Arpacal ha spiegato: «Già molti anni prima che questa agenzia nascesse, l’Anpa, quindi il ministero, avevano condotte scrupolose indagini su tutto il territorio nazionale con particolare attenzione alle coste. Nel 1996, nel 1998 e nel 2002 si analizzarono non solo le sabbie, ma anche il mare e il pescato, anche nelle zone interessate dal servizio de “Le Iene”, pur senza riscontrare valori fuori norma o preoccupanti. C’è da segnalare – aggiungono – che la provincia di Catanzaro ha uno dei registri tumori più avanzati d’Italia e i dati in esso contenuti ci dicono che in quella zona non c’è alcuna incidenza anomala di tumori sulla popolazione».
Da allora, nessun’altra indagine è stata condotta nei luoghi del video di Italia 1, ma la stessa Arpacal si è subito detta disposta a effettuare i rilievi: «Il Laboratorio fisico “E. Majorana” del dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal è stato prontamente allertato dal Commissario dell’Arpacal, Maria Francesca Gatto, che ha chiesto ai tecnici dell’agenzia ambientale di coordinarsi con le strutture competenti, forze dell’ordine ed eventualmente autorità giudiziaria, per fornire il nostro consueto supporto tecnico-scientifico nel campionamento dei luoghi nonché misurazioni in campo. Dell’espletamento dell’attività, comunque, l’Arpacal darà quanto prima risposte alle istituzioni del luogo ed ai cittadini sui valori che emergono al momento, fermo restando che in queste ore già personale dei Vigili del Fuoco e dei carabinieri si sarebbe recato sui luoghi in visita ispettiva».
L’intervento dell’Arpacal è stato richiesto anche da alcuni cittadini dell’area interessata, dal sindaco di Montauro, Pantaleone Procopio e dall’associazione #Lacalabriacherema, presieduta dal Daniele Rossi, imprenditore e presidente di Confindustria Catanzaro. Questi ha sottoscritto una nota in cui, nel dare appuntamento per domenica alle 10 sulla spiaggia di Calalunga per un presidio dell’associazione, ha sottolineato: «In queste ultime ore sono stati sollevati dubbi sulle modalità di realizzazione del servizio de “Le Iene”, dal momento che i rilievi stono stati effettuati con strumentazione non professionale e l’indagine non è stata condotta con metodo scientifico. Per questo motivo questa mattina abbiamo inviato una nota formale all’Arpacal e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Catanzaro e alla Prefettura di Catanzaro, per chiedere che l’agenzia regionale diffonda, qualora ne sia in possesso, i dati sulla radioattività dei luoghi indicati dal servizio e di tutta la Calabria. Qualora i dati non fossero presenti nella banca dati dell’Arpacal, con la stessa nota abbiamo chiesto l’immediata effettuazione di nuove analisi. Non accetteremo risposte poco chiare o tempi troppo lunghi per l’espletamento di quanto richiesto. La Calabria non aveva certo bisogno di questo ennesimo durissimo colpo alla sua immagine, ma se quanto visto nel servizio fosse confermato, la nostra associazione sarà in prima linea per chiedere alla magistratura e alla politica di trovare i responsabili e di bonificare con urgenza tutte le aree interessate dal grave problema».
In effetti, che siano confermate o meno – e la speranza è che non lo siano, ovviamente – le conclusioni di Golia, il danno all’immagine della Calabria appare già ingente. Le zone interessate vivono solo d’estate e quindi di turismo e commercio legati alla bella stagione, rischiano di risentire della pubblicità ottenuta con il servizio anche se alla fine le analisi confermeranno che ogni valore è nella norma.
Intanto, però, già qualcosa si muove: già dalle mattinata di mercoledì, su input del procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, lungo il torrente Franco sono comparse le squadre del Nucleo Nucleare-Biologico-Chimico-Radiologico dei Vigili del Fuoco di Catanzaro dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri di Soverato, coordinati dal tenente Gerardo De Siena, che assieme agli uomini del Noe di Catanzaro hanno avviato una serie di prime analisi finalizzate alla raccolta di campioni su cui poi saranno effettuati dei test di laboratorio.
Della presenza di scorie radioattive dovute allo sversamento illegale in mare di rifiuti tossici si è occupata negli anni scorsi anche Legambiente. La storia era finita in un dossier che includeva anche le due testimonianze, riportate dal settimanale “Cuore” e raccolte dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, che riguardavano il caso dei due pescatori di Montauro e quella relativa allo spiaggiamento di alcuni fusti, di color giallo, immediatamente recuperati da due battelli (Isola Gialla e Corona), entrambe raccontate da Golia nel suo servizio. All’epoca dei fatti, sia il prefetto di Catanzaro che la Protezione Civile avevano smentito, a più riprese, l’esistenza di dati preoccupanti da un punto di vista sanitario. Legambiente aveva chiesto che venissero resi pubblici, immediatamente, i risultati delle analisi. Le informazioni fornite furono parziali perché alcune delle analisi eseguite erano coperte da segreto istruttorio.

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

x

x