Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 20:07
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Fidel "irrompe" nella serata finale del Premio Sila '49

COSENZA Si parla di Fidel Castro, tra aneddoti sui partigiani e i 40 anni di “Anarchy in the Uk” dei Sex Pistols, passando per inquisizione e libertà di pensiero. È successo sabato sera a Palazz…

Pubblicato il: 27/11/2016 – 8:49
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Fidel "irrompe" nella serata finale del Premio Sila '49

COSENZA Si parla di Fidel Castro, tra aneddoti sui partigiani e i 40 anni di “Anarchy in the Uk” dei Sex Pistols, passando per inquisizione e libertà di pensiero. È successo sabato sera a Palazzo Arnone, nel cuore del centro storico di Cosenza, durante la cerimonia conclusiva del Premio Sila ’49, il prestigioso concorso letterario cosentino giunto alla sua quinta edizione, quando a dialogare sono il giornalista Paride Leporace e i vincitori delle sezioni “Economia” e “Letteratura” – rispettivamente la giornalista, saggista, già parlamentare e più volte eurodeputata Luciana Castellina con il suo “Manuale antiretorico dell’Unione Europea. Da dove viene (e dove va) questa Europa” e lo scrittore, attore e drammaturgo Vitaliano Trevisan, autore di “Works” – insieme al professore Carlo Ginzburg, cui è andato il premio speciale alla carriera.

SEZIONE ECONOMIA E SOCIETA’ Un vademecum per rileggere gli ultimi sessant’anni di storia dell’Europa e far riemergere le tante verità occultate dalle narrazioni ufficiali. Sulla scia del precedente lavoro del 2007 sul medesimo tema, il “Manuale antiretorico dell’Unione Europea” di Luciana Castellina, figura emblematica della sinistra italiana e nota firma del Manifesto, indaga alla luce delle scelte antidemocratiche operate da Bruxelles in merito alla crisi e all’emergenza migranti, l’approdo ad una spaccatura profonda delle nostre società, all’interno di un quadro politico incapace di rifletterla, ed alla scomparsa di un centro in grado di polarizzare estremismi e populismi. Tuttavia, «non si può rinunciare all’Europa – chiosa durante l’incontro con Antonio Padellaro del Fatto Quotidiano tenutosi il giorno precedente alla premiazione – bisogna avere il coraggio dell’impopolarità».
Per l’autrice, l’uscita dall’Europa, paventata a più riprese da diversi suoi membri, o addirittura il suo sfaldamento, non sono la soluzione: c’è bisogno di un’Europa non manichea, fondata sulla solidarietà, e di un ritorno alle buone pratiche di governo. «Gli anni del Manifesto erano anni belli, in cui la politica era una bella cosa», ammette con rammarico la Castellina, e senza celare imbarazzo per i giovani d’oggi. Il suo saggio conquista la sezione economica del Premio Sila perché (queste le motivazioni dei giurati), rappresenta un «dono civile, figlio di un’antiretorica necessaria». Riconoscimento conferitole dal presidente di giuria Amedeo Di Maio e dall’Ambasciatore Francesco Maria Greco e che la Castellina dedica a Tsipras e a Syriza e, più in generale, alla Grecia che «ha avuto il coraggio di reagire».

“WORKS” Si aggiudica il premio per la sezione Letteratura il romanzo del veneto Vitaliano Trevisan, rassegna dei più disparati lavori intrapresi dall’autore e poi abbandonati prina di giungere, finalmente, all’unico, vero lavoro che egli abbia desiderato svolgere: quello di scrittore. Uomo di teatro, sceneggiatore e attore per il piccolo ed il grande schermo, Trevisan racconta in prima persona una storia che gli appartiene, l’aspirarazione a fare di “un” lavoro “il” lavoro, ma già il plurale del titolo suggerisce una comunione tra la sfera individuale e le vite altrui. «Un libro potente e originale – dichiara il giurato Renato Greco nel conferirgli il titolo – con cui Trevisan dimostra di aver raggiunto la piena maturità artistica».

GINZBURG E LA LECTIO SUI BENANDANTI Figlio di Leone e Natalia Ginzburg, è uno dei più noti e tradotti storici viventi, nonché professore di Storia delle culture europee alla Normale di Pisa. Durante la lectio magistralis tenuta nella mattina del 26 novembre presso Palazzi Arnone, Ginzburg ha offerto una rilettura della sua prima opera, “I Benandanti”, a cinquant’anni dalla pubblicazione; l’incontro è stato, tuttavia, anche un’occasione per ripercorrere le tappe salienti di una carriera e di un’intera vita trascorsa all’insegna dell’impegno morale, intellettuale e civile: dalle prime opere sulla stregoneria, alla storia del mugnaio friulano Menocchio giustiziato dall’Inquisizione, alle vibranti prese di posizione contro il negazionismo, alle conversazioni con Vittorio Foa e il rapporto controverso con la religione di un ebreo nato in un paese cattolico. Un’emozionata Marta Petrusewicz, amica e collega del professore Ginzburg, lo ha premiato definendolo «uno storico complesso e difficilmente classificabile, da sempre impegnato a scrivere una storia, che è quella delle persone di cui nessuno scrive la storia; a porre continuamente nuove domande, spesso andando contro il politically correct. Nessun altro storico, ad oggi, può vantare una simile erudizione».

Chiara Fazio
redazione@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

x

x