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Guerra di mafia a Lamezia, «Molinaro ucciso per errore»

LAMEZIA TERME «C’è un antefatto logico per il duplice omicidio Izzo-Molinaro, ricostruito dagli agenti della Squadra mobile di Catanzaro e del commissariato di Lamezia Terme, coordinati dalla Dda del…

Pubblicato il: 19/12/2016 – 12:37
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Guerra di mafia a Lamezia, «Molinaro ucciso per errore»

LAMEZIA TERME «C’è un antefatto logico per il duplice omicidio Izzo-Molinaro, ricostruito dagli agenti della Squadra mobile di Catanzaro e del commissariato di Lamezia Terme, coordinati dalla Dda del capoluogo, e risale al processo “Primi passi”, concluso nel 2000. Nel corso delle udienze i collaboratori di giustizia affermarono che l’omicidio di Francesco Iannazzo era da attribuirsi a Giovanni Torcasio, classe 64. A due mesi dalle rivelazioni dei pentiti, Torcasio – appartenente all’allora gruppo unito Cerra-Torcasio-Giampà – venne assassinato. Tre mesi dopo, il 6 dicembre 2000 si manifestò la vendetta della cosca contro i rivali Iannazzo con il duplice omicidio di Pasquale Izzo e Giovanni Molinaro avvenuto in un bar affollato, alle 8 di sera».
Il capo della Squadra Mobile, Nino De Santis, ha ricostruito – nel corso della conferenza stampa successiva all’arresto di cinque persone ritenute a vario titolo coinvolte nel fatto di sangue – le fasi salienti di uno stralcio della guerra di mafia avvenuta a Lamezia Terme agli inizi del nuovo millennio. «È stata fatta luce su un fatto di sangue gravissimo», ha ribadito il procuratore vicario Giovanni Bombardieri sottolineando come la vicenda sia partita dalla testimonianza di un partecipe al fatto omicidiario, Giuseppe Giampà, oggi collaboratore di giustizia ed ex reggente dell’omonima cosca. L’episodio, ricostruito pienamente dal sostituto procuratore Elio Romano, mette in evidenza come l’unico bersaglio del killer fosse Izzo, ritenuto intraneo al clan Iannazzo. «Molinaro – ha sottolineato Bombardieri – si trovava per caso in compagnia della vittima designata, avrà accennato una reazione ed è stato freddato insieme a Izzo». Cinque colpi di pistola calibro 38 in un bar affollato prima delle feste natalizie. Questa la scena del delitto. Quattro colpi destinati a Izzo e uno a Molinaro, per pareggiare i conti per la morte di Giovanni Torcasio. Gli investigatori hanno ricostruito anche il ruolo di ogni indagato per il duplice omicidio.
Giuseppe Giampà ha fornito la pistola calibro 38 ad Aldo Notarianni che ne ha testato la funzionalità sparando due colpi nel proprio giardino. Al segnale che Izzo si trovava nel bar di via del Progresso, Aldo Notarianni e Maurizio Giampà sono partiti a bordo di una Fiat Uno grigia, rubata a Falerna e procurata da Antonio Villella. Dopo il delitto sono fuggiti e Giovanni Notarianni, detto Gianluca, ha provveduto a bruciare la macchina e portare via i due complici. Prima del delitto c’erano state delle riunioni che avevano deciso per il pollice verso nei confronti di Izzo. A queste avevano partecipato Vincenzo Torcasio e Pasquale Gullo.

«PENTITI ATTENDIBILI» «Non si è mai fermata l’attività investigativa su Lamezia Terme», ha detto il questore Giuseppe Racca nel corso della conferenza stampa sul duplice omicidio Izzo-Molinaro avvenuto il 6 dicembre del 2000. Attività che ha portato all’arresto di cinque persone – Aldo Notarianni, 51 anni; Giovanni Notarianni, detto Gianluca, di 45; Antonio Villella, detto Crozza, di 40 anni; Vincenzo Torcasio, 31 anni; Pasquale Gullo, 45 – verifiche e riscontri sull’attendibilità dei collaboratori di giustizia (Giuseppe Giampà, Angelo Torcasio, Pasquale Giampà, Pasquale Catroppa e Gioacchino Marco Macrina) e sui dati oggettivi. «Vi è l’assoluta attendibilità intrinseca ed estrinseca sul dichiarato dei collaboratori», ha affermato il capo della Squadra Mobile Nino De Santis. Combaciano i racconti con i dati raccolti, come il calibro dell’arma usata per il delitto o il fatto che l’auto per l’agguato fosse stata rubata a Falerna». Lo «sforzo notevole del gruppo investigativo del commissariato di Lamezia e della Squadra mobile di Catanzaro» è stato sottolineato dal dirigente del commissariato Antonio Borelli che ha lanciato un appello: «È necessario che la popolazione, anche alla luce dei risultati raggiunti, riponga fiducia e faccia affidamento sulle forze dell’ordine».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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