«Carcerati in casa» mentre l'Aterp resta a guardare
LAMEZIA TERME «Siamo carcerati in casa», dice la signora del quarto piano di una palazzina Aterp in contrada Barbuto. Nella stanza accanto suo marito affronta la malattia. Ha problemi respiratori, fa…

LAMEZIA TERME «Siamo carcerati in casa», dice la signora del quarto piano di una palazzina Aterp in contrada Barbuto. Nella stanza accanto suo marito affronta la malattia. Ha problemi respiratori, fa fatica a spostarsi ed è segregato in casa perché il palazzo, costruito negli anni Ottanta, non ha ascensore. La predisposizione c’è ma, nonostante i solleciti e le richieste, gli ascensori non sono stati mai installati. Qui chi ha un problema fisico è prigioniero, e i prigionieri sono tanti.
Sempre al quarto piano abita un signore che lotta contro un tumore, al terzo c’è chi vive con la bombola d’ossigeno. La popolazione dell’edificio Aterp è per la maggior parte anziana, sono i primi abitanti del palazzo, sono arrivati giovani, in forze e con i figli piccoli, ma il palazzo è lentamente invecchiato sopra le loro vite. E oggi l’uomo con i problemi respiratori non può incontrare suo nipote che è in sedia a rotelle. Uno non può uscire, l’altro non può salire. Ogni tanto si salutano dal balcone o parlano al telefono. Ma un contatto fisico, un abbraccio, è impossibile. Un mese fa la famiglia ha inviato un fax all’Aterp, oggi a gestione regionale, insistendo sull’installazione degli ascensori. «Non ottenendo risposte abbiamo telefonato – raccontano –. Inizialmente ci hanno detto di non avere ricevuto il fax. Ma noi avevamo la ricevuta, così si sono giustificati insistendo sul cambio della gestione e assicurandoci che avrebbero inviato dei funzionari per un sopralluogo. Tutto questo un mese fa».
NESSUNA MANUTENZIONE DAL 1981 «È dall’81 che qui non si fa manutenzione», spiegano i condomini. Ognuno di loro, raccontano, ha sempre provveduto di tasca propria alle riparazioni più urgenti, come il signore col tumore che ha speso 2.000 euro per fare aggiustare il solaio, o la famiglia del primo piano che ha fatto sostituire le mattonelle ormai sbrecciate del pianerottolo. «Quando si sono rotte le fogne siamo intervenuti sempre noi». Ma non si può intervenire su tutto di tasca propria. Ci sono gradini spaccati e l’umidità, soprattutto quella, sta consumando l’edificio. Ogni tanto nel cortile cade un pezzo di muro. «Paghiamo il canone dovuto in base al modello Isee», raccontano gli abitanti di contrada Barbuto mentre mostrano le pareti consumate, i pozzetti fuori norma con i coperchi vetusti, in cemento, pesantissimi per i quali i tecnici non sono più attrezzati. «Manca un piano di manutenzione straordinaria da parte dell’Aterp. Né intervengono su segnalazione», è il coro unanime a contrada Barbuto. E poi è inevitabile guardare agli altri, a chi vive in altre case popolari, come quelle di via dei Bizantini, con le pareti intonacate di recente e con gli ascensori (installati ma ancora non entrati in funzione).
(I gradini spaccati nelle palazzine Aterp)
L’IMPOSSIBILE ALIENAZIONE DEI PALAZZI Contrada Barbuto, con i suoi 13 palazzi popolari, è considerata zona alienabile. Nel 1994, tramite raccomandata, l’Aterp propose ai condomini di acquistare gli appartamenti nei quali abitavano. Diversi accettarono ma il progetto di alienazione dei beni sfumò, imbrigliato in problemi burocratici poiché il terreno su cui sorgeva il palazzo era di proprietà del Comune di Lamezia Terme e l’Aterp non lo aveva acquistato, quindi non poteva vendere gli appartamenti perché l’ente non era totalmente proprietario del bene. Il 13 settembre 2013, con una nuova lettera venne rinnovata la proposta di vendita ma alla risposta positiva di alcuni condomini seguì, sempre per gli stessi problemi, il silenzio.
ZERO SERVIZI Anche da parte del Comune è difficile ottenere servizi. «Bisogna insistere per avere la pulizia delle strade e la raccolta dei rifiuti. Abbiamo tre bidoni per 24 famiglie – racconta un inquilino del terzo piano – e la pulizia del cortile è un palleggio continuo tra Aterp e Comune. Alla fine, come sempre, provvediamo noi». «La Multiservizi non passa a pulire i marciapiedi perché dicono che è zona di competenza dell’Aterp. Paghiamo un servizio al Comune senza ottenerlo», racconta un ragazzo cresciuto nel quartiere mentre indica quello che un tempo era il “percorso della salute”, una zona verde attrezzata dove si potevano fare jogging e sport. «Veniva tanta gente a correre ma oggi nessuno si avventura più qui», raccontano. Ai lampioni sono stati rubati i cavi, il verde è pieno di immondizia, gli attrezzi per la ginnastica sono distrutti. Parte del problema nasce dall’abbandono da parte delle amministrazioni, l’altra parte giganteggia nel quartiere e si chiama “Ciampa di cavallo”, una struttura popolare semicircolare quasi interamente abitata dai rom.
(L’ex Percorso della salute)
AL CONFINE COL VILLAGGIO ROM Al confine con “Ciampa di cavallo” non si vive bene. I residenti non lo nascondono. Lo stato di tensione è evidente. Qui prosegue quello che è il disagio della vicina Scordovillo, agglomerato di baracche dalle quali alcune famiglie sono state trasferite a partire dalla metà degli anni ’90. A “Ciampa di cavallo” i rom portano avanti le attività, abusive, di smembramento e riciclaggio di rame e metalli. Nel cortile della struttura ci sono carcasse di automobili e spesso vengono bruciati copertoni per ricavare il rame. Tanti “italiani” hanno abbandonato gli appartamenti e chi ha potuto si è trasferito altrove. Spesso, quando si libera un alloggio i rom sono i primi a occuparlo, anche senza assegnazione. Sanno che prima o poi verranno adeguati perché sono i primi nelle graduatorie di assegnazione delle case popolari.
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(La demolizione di un container nell’area di “Ciampa di cavallo”)
ANARCHIA E mentre a Catanzaro lo scorso 20 dicembre è stato siglato un protocollo d’intesa tra Comune, Aterp, Prefettura e forze dell’ordine contro le occupazioni abusive degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e per dare vita a un censimento sullo stato dell’arte del patrimonio edilizio, a Lamezia l’assegnazione degli alloggi ha ancora il sapore dell’anarchia. Qui si aspetta il periodo elettorale, «quando tutti bussano alle porte», quando «il politico di turno fa pulire i marciapiedi e asfaltare le strade».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it