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Reggio, la Dia confisca beni per 15 milioni

REGGIO CALABRIA La Dia di Reggio Calabria ha confiscato beni per un valore di 15 milioni di euro a due presunti esponenti della ‘ndrangheta in esecuzione di decreti  emessi dalla…

Pubblicato il: 29/12/2016 – 7:17
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Reggio, la Dia confisca beni per 15 milioni

REGGIO CALABRIA La Dia di Reggio Calabria ha confiscato beni per un valore di 15 milioni di euro a due presunti esponenti della ‘ndrangheta in esecuzione di decreti  emessi dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale. Le persone interessate dai provvedimenti sono Nicola Romano, di 68 anni, in atto detenuto dopo essere stato arrestato nel 2012 dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Saggezza” e condannato a 20 anni e dieci mesi di reclusione, e Domenico Barbieri, di 59 anni, arrestato nel 2010 nell’operazione “Meta” e condannato a 5 anni e dieci mesi.
I beni confiscati a Romano consistono in quattro società e 47 immobili, tra case e terreni, ad Antonimina, per un valore di 13 milioni, mentre quelli riconducibili a Barbieri, del valore di due milioni, sono quattro immobili ubicati a Villa San Giovanni. Nei confronti di Romano e Barbieri, inoltre, è stato applicato un periodo di sorveglianza speciale, rispettivamente, per cinque anni e per tre anni e sei mesi.

CONFISCHE PER UN MILIARDO La Dia di Reggio Calabria ha eseguito negli ultimi due anni confische di beni a presunti appartenenti alla ‘ndrangheta per un valore di oltre un miliardo di euro. Il dato è stato riferito in occasione dell’ultima operazione condotta dalla Dia reggina che ha portato alla confisca di beni a due presunti esponenti della criminalità organizzata calabrese per 15 milioni.
Sempre negli ultimi due anni la Dia di Reggio Calabria ha presentato 19 proposte di applicazione di misure patrimoniali reali. Intensa poi è stata l’attività di investigazione in materia di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti. Nel corso del 2016, in particolare, sono state eseguite 5.597 informative antimafia e dieci accessi in cantieri. Sempre nel biennio 2015-2016, inoltre, sono state approfondite 193 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette.

MEMBRI DELLE COSCHE Romano è stato arrestato nel 2012 nell’ambito dell’operazione “Saggezza” per aver ricoperto un ruolo di primissimo piano nel sodalizio criminale ‘ndranghetista egemone nel locale di Antonimina, in provincia di Reggio Calabria. Dalle indagini è stato, altresì, appurato che lo stesso ha rivestito il ruolo apicale di “capo consigliere” della “Sacra Corona”, una nuova struttura criminale con a capo Vincenzo Melia, 87 anni, posta superiormente ai “locali di ‘ndrangheta” dislocati e operanti sui territori di Antonimina, Ciminà, Ardore, Cirella di Platì e Canolo, tutti Comuni siti nella fascia ionica della provincia reggina.
In particolare, Romano è stato per lungo tempo in grado di condizionare la libera concorrenza nel settore degli appalti pubblici, avendo un ruolo fondamentale all’interno del “cartello” che controllava il taglio boschivo, esercitando, con metodo mafioso, un totale controllo del territorio. Romano è stato condannato in primo grado alla pena di venti anni e dieci mesi di reclusione, per associazione mafiosa ed altri reati, con sentenza del Tribunale di Locri emessa il 29 settembre 2015.
È stata dunque disposta la confisca di 4 società di Antonimina (di cui tre per l’intero patrimonio aziendale e una per quote), operanti nei settori del commercio e lavorazione del legname, nonché della produzione del calcestruzzo, di 47 immobili, tra cui 31 appezzamenti di terreno (per un’estensione complessiva di circa 22 ettari), di 7 appartamenti per civile abitazione, di 1 capannone adibito a stabilimento industriale di circa 900 mq, di diversi magazzini e fabbricati rurali e di disponibilità finanziarie aziendali e personali, per un valore stimato in oltre 13 milioni di euro. Romano è quindi stato sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di 5 anni.
L’altra misura di prevenzione riguarda Domenico Barbieri, ritenuto collettore economico al servizio della cosca “Buda-Imerti”, egemone nel territorio dei comuni di Villa San Giovanni, Fiumara di Muro e zone limitrofe. «Barbieri – scrive la Dia –, si è reso protagonista dell’acquisto di beni immobili provenienti da procedure fallimentari, adottando metodi di intimidazione mafiosa attraverso i quali venivano esclusi gli altri potenziali acquirenti e agevolando il predominio della cosca di appartenenza nel territorio di riferimento».

Barbieri è stato condannato nel 2013 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria a 5 anni e 10 mesi di reclusione per il reato di cui all’art. 416 bis del codice penale. La sua appartenenza alla cosca è emersa anche nell’operazione “‘Ndrangheta banking”.

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