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Arrestato insieme al latitante, torna in libertà

COSENZA Il gip del Tribunale di Cosenza Francesco Branda ha rimesso in libertà Carlo Morrone, 46 anni del luogo, fermato giovedì mattina assieme a Walter Gianluca Marsico, il presunto esponente del c…

Pubblicato il: 03/02/2017 – 15:54
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Arrestato insieme al latitante, torna in libertà

COSENZA Il gip del Tribunale di Cosenza Francesco Branda ha rimesso in libertà Carlo Morrone, 46 anni del luogo, fermato giovedì mattina assieme a Walter Gianluca Marsico, il presunto esponente del clan Lanzino beccato dai carabinieri in un appartamento in un residence di Rende. Morrone è stato fermato con l’accusa di procurata inosservanza di pena. Il gip non ha convalidato l’arresto – chiesto dal pm della Procura bruzia Giuseppe Visconti – per Morrone, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Cesare Badolato. Le indagini – condotte dal Nucleo investigativo del Reparto operativo carabinieri di Cosenza e coordinate dalla Dda di Catanzaro, in particolare dal procuratore capo Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giovanni Bombardieri, e dal sostituto Camillo Falvo titolare del fascicolo d’indagine – hanno consentito di individuare Marsico all’interno di un appartamento del residence “Da Vinci” di Rende dove si trovava assieme a Morrone.
Il presunto esponente del clan Lanzino deve scontare una condanna a 30 anni di carcere per associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, porto e detenzione illegale di armi. I carabinieri del comando provinciale di Cosenza, supportati dai colleghi dello squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, hanno dato esecuzione a un ordine di carcerazione, emesso il 21 aprile scorso dalla Procura generale della Corte d’appello di Catanzaro nei confronti di Marsico poiché definitivamente condannato alla pena di 30 anni di reclusione, nell’ambito dell’inchiesta “Terminator 4”, a seguito della sopravvenuta irrevocabilità della sentenza della Corte di Assise di appello di Catanzaro emessa il 25 settembre 2014. Nello specifico Marsico – difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Cesare Badolato – è stato definitivamente condannato, tra l’altro, oltre che per l’omicidio aggravato dal metodo mafioso di Vittorio Marchio, anche per i reati di porto e detenzione abusiva di armi aggravati dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura aggravata mafiosa in ordine alla sua partecipazione «a un’associazione di tipo mafioso diretta da Ettore Lanzino di cui è organizzatore e reggente Francesco Patitucci». A Marsico è stata contestata una condotta qualificata «quale esponente del sodalizio criminale dedito allo svolgimento di attività usuraria e estorsiva, oltre che in passato di attentati alla vita e alla incolumità delle persone».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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