TORINO «Sono assolutamente stupito da questa accusa. E sono completamente estraneo a qualsiasi coinvolgimento nell’uccisione di Bruno Caccia». È quanto afferma Francesco D’Onofrio, 62 anni, l’ex militante di Prima Linea indagato a Milano per l’omicidio del procuratore torinese, avvenuto nel 1983. A riferirlo il suo legale, l’avvocato Roberto Lamacchia. A fare il nome di D’Onofrio come uno degli esecutori del delitto è stato, lo scorso ottobre, un pentito di ‘ndrangheta.
D’Onofrio si dissociò dalla lotta armata nel 1987. Negli ultimi anni è stato più volte interessato da indagini dell’antimafia torinese per la sua presunta appartenenza alla ‘ndrangheta. Nel 2011 fu anche interrogato personalmente dall’allora procuratore capo Gian Carlo Caselli. In almeno una decina di occasioni ha manifestato a giudici e inquirenti il suo «dissenso totale» rispetto alla ‘ndrangheta. «Apprendere dai giornali – dice l’avvocato Lamacchia – l’esistenza di un procedimento a carico di D’Onofrio per un fatto così drammatico e pesante come il delitto Caccia, a 34 anni di distanza dal fatto, impedisce qualsiasi commento». Il legale afferma che il suo assistito non ha ricevuto alcuna comunicazione in proposito dalla procura di Milano.
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