LAMEZIA TERME «Mentre in Toscana in tre anni hanno aperto tre nuovi ospedali da 300 posti letto, con risonanza e Tac al pronto soccorso e una nel reparto, in Calabria si continua a discutere di accorpamenti, ospedali nuovi, unici, chiusure e mai di potenziamento». Lo afferma in una nota Antonio Travia, segretario nazionale della Fedir, la Federazione dei dirigenti e direttivi pubblici che rappresenta il personale tecnico e amministrativo di Asl, Ao e di Regioni ed Enti locali. «La situazione – prosegue – è allarmante. Non è possibile continuare così. Da tecnici quali siamo, sappiamo quanto sia importante poter lavorare con strumenti all’avanguardia, in condizioni normali. Quello che abbiamo appreso circa il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Polistena, ci fa molto preoccupare. L’emergenza non può durare decenni. Come sindacato chiediamo un intervento degli organi competenti, della Regione in primis, affinché venga urgentemente applicato il piano contenuto nella delibera del commissario straordinario del 2015».
«È del tutto anomalo – afferma Travia – tenere aperti interi ospedali dove ci sono solo uno o due reparti funzionanti, come nel caso di Taurianova. È allarmante sapere che se si arriva al pronto soccorso di Gioia Tauro – ospedale con 30 posti letto – si rischia di morire. La struttura non è adeguata. E a mio avviso, che non faccio questioni di campanilismo come molti politici hanno fatto fino ad oggi, andrebbe chiusa, oppure seriamente potenziata. A Polistena perché non è stato fatto nulla? Perché non è previsto l’acquisto dei macchinari per la risonanza magnetica, annullando i tempi di attesa come per la Tac? Perché non si riesce a far funzionare adeguatamente nemmeno il servizio di pulizie? Eppure i soldi potrebbero essere recuperati dalla chiusura di alcuni piccoli presidi presenti sul territorio e assolutamente inidonei ad accogliere i pazienti». «Senza prenderci troppo in giro – ha concluso Travia – chiudiamo gli ospedali che non servono o trasformiamoli, potenziando i posti letto di strutture come l’ostetricia, l’ortopedia piuttosto che gestire sempre emergenze».
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