Clan a San Siro, indaga la Dda di Catanzaro
ROMA «In questi mesi più volte ho potuto constatare attraverso gli atti che le Procure mi hanno trasmesso, dei rapporti tra la criminalià organizzata – non è detto sia mafia, ‘ndrangheta o camorra -…

ROMA «In questi mesi più volte ho potuto constatare attraverso gli atti che le Procure mi hanno trasmesso, dei rapporti tra la criminalià organizzata – non è detto sia mafia, ‘ndrangheta o camorra – con giocatori o tesserati. Noi dipendiamo soprattutto dalle procure della Repubblica, non possiamo intervenire se non quando abbiamo notizie di stampa o denunce, non abbiamo a disposizione una polizia giudiziaria, né abbiamo la possibilità di indagine propria». Così il Procuratore Figc (Federazione italiana gioco calcio) Giuseppe Pecoraro, in audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia. «Già in questi mesi – ha proseguito Pecoraro – ho incontrato diversi procuratori italiani: sono stato a Torino, Napoli, Latina, Catania, Frosinone, per conoscere i procuratori, mettermi a disposizione o per dare notizie. Da parte di tutti i procuratori ho trovato grande disponibilità: la procura di Torino ci ha mandato oltre 5 mila pagine. Sono rapporti significativi che mettono in condizioni la Procura federale di lavorare».
Ma non è tutto. Il meglio Pecoraro lo riserva per il finale. «C’è una indagine in corso della Procura di Catanzaro – ha detto – che riguarda alcuni soggetti per attività criminali su operazioni adiacenti allo stadio di San Siro per servizi di catering» che poi vengono effettuati all’interno dello stadio nelle partite del Milan. Pecoraro ha poi spiegato che ne ha parlato un collaboratore di giustizio e ha precisato che la procura sportiva «non ha procedimenti sul Milan», in quanto la procura di Milano non ha aperto procedimenti che riguardano il rapporto tra il Milan e la ‘ndrangheta.
LE COSCHE E I BIGLIETTI ALLO STADIUM L’audizione ha aperto anche un nuovo capitolo sull’inchiesta della gestione dei biglietti allo Juventus Stadium. Il procuratore federale Giuseppe Pecoraro è stato ascoltato davanti ai membri della Commissione parlamentare antimafia in merito all’inchiesta aperta dalla Procura di Torino. Durante l’audizione, il procuratore della Figc ha spiegato che, dai documenti arrivati dalla Procura di Torino, «si evidenzia che Saverio Dominello e il figlio Rocco sono rappresentanti a Torino della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno – ha detto Pecoraro -. Rocco Dominello ha rapporti con la dirigenza Juve per la gestione di biglietti e abbonamenti. I dirigenti che hanno contatti con queste persone sono: Merulla, Calvo, D’Angelo e il presidente Agnelli». «Il procedimento nei confronti della Juve è iniziato col mio predecessore, Palazzi, il 2 agosto 2016. Io sono stato a Torino dal procuratore Spataro chiedendo notizie sul procedimento in corso e per dare la mia disponibilità. Il procuratore Spataro ha dato ampia collaborazione, inviandoci numerosi atti: nel tempo sono arrivate più di 5 mila pagine» ha aggiunto il procuratore della Figc Pecoraro. Ora la commissione Parlamentare Antimafia dovrà valutare se è il caso di convocare i dirigenti della Juve, e quali nel caso, nelle prossime udienze del Comitato Mafia-Sport. Di pari passo i magistrati di Torino lavorano sull’inchiesta “Alto Piemonte” che indaga sulle infiltrazioni dell’ndrangheta nel Torinese e una parte di questa inchiesta sfiora anche la Juventus poiché dalle indagini è emerso l’interesse della cosca Bellocco-Pesce di Rosarno, citata dal procuratore federale Pecoraro, sul business del bagarinaggio dei biglietti allo Juventus Stadium a Torino. Nessun dirigente della Juventus è indagato da parte della Procura di Torino.
AGNELLI: «MAI INCONTRATO BOSS MAFIOSI» Non ci sono stati «né sconti né omaggi» in occasione della cessione di biglietti della Juve a gruppi ultras. È quanto ha sottolineato Andrea Agnelli nel memoriale che lo scorso luglio inoltrò alla procura di Torino nel quadro dell’inchiesta Alto Piemonte. Il presidente spiegò che ad occuparsi della questione fu Alessandro D’Angelo, capo della sicurezza del club. «Nel caso delle richieste di biglietti – scrive Agnelli riferendosi ai capi della tifoseria – la vendita è stata fatta avendo in mente esclusivamente l’obiettivo di disinnescare potenziali tensioni. Quindi D’Angelo ha acconsentito alle richieste di biglietti avanzate dai gruppi, ma sempre nel rispetto delle procedure interne della Juventus, a fronte del regolare pagamento degli stessi e soprattutto senza sconti né omaggi». «Devo ribadirlo con fermezza – continua il presidente del club bianconero – I biglietti oggetto di vendita riguardavano esclusivamente persone che guidano il tifo organizzato e rispetto alle quali nessun dipendente Juventus ha mai nutrito il benche’ minimo sospetto anche solo di collusioni con associazioni criminali». In giornata, il presidente della Juventus ha rispedito al mittente le accuse di un suo coinvolgimento sul business del bagarinaggio dei biglietti della Juventus. Il presidente dei bianconeri, con un post su Twitter, risponde al procuratore Figc Giuseppe Pecoraro ascoltato dalla Commissione Parlamentare antimafia sulla questione biglietti: «Nel rispetto di organi inquirenti e giudicanti ricordo che non ho mai incontrato boss mafiosi. Ciò che leggo è falso». Agnelli scrive in maiuscolo le parole MAI e FALSO.
PECORARO SMENTISCE LE AGENZIE In serata, invece, è arrivata una dichiarazione del procuratore federale Giuseppe Pecoraro che potrebbe addirittura riscrivere tutta la giornata di caos attorno al rapporto tra calcio e mafie. «Smentisco quanto mi è stato attribuito da alcune agenzie di stampa – dice Pecoraro – riguardo l’inchiesta in corso sui rapporti tra la Juventus e presunti esponenti delle criminalità organizzata. Allo stato, dopo aver ricevuto gli atti dalla Procura della Repubblica di Torino ed aver svolto le nostre indagini, stiamo valutando le memorie difensive della Juventus che ci sono state consegnate ieri sera. Solo dopo un’attenta valutazione delle stesse prenderemo le nostre determinazioni – aggiunge -. Tra l’altro, ho chiesto che l’audizione odierna fosse secretata, proprio perche’ ci sono ancora valutazioni in corso. Mi sembra dunque irresponsabile attribuirmi dichiarazioni su fatti secretati».