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«Il capo staff di Occhiuto? Prendeva mazzette»

COSENZA «Cirò? Chiedeva mazzette, lo chiamavano mister 20%». Non è ancora nota la motivazione per la quale il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, abbia deciso di allontanare e denunciare alla Procu…

Pubblicato il: 12/03/2017 – 13:37
«Il capo staff di Occhiuto? Prendeva mazzette»

COSENZA «Cirò? Chiedeva mazzette, lo chiamavano mister 20%». Non è ancora nota la motivazione per la quale il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, abbia deciso di allontanare e denunciare alla Procura il suo più stretto collaboratore, Giuseppe Cirò. L’ex vicesindaco della prima giunta Occhiuto, Katya Gentile, sul suo profilo Facebook ha però tratteggiato un profilo piuttosto oscuro dell’ormai ex capo della segreteria del sindaco. «Era il 2011, ci eravamo insediati da poco, ma il chiacchiericcio su tal Giuseppe Cirò non si placava – scrive Gentile –. Secondo i bene informati lo chiamavano mister 20 per cento per i suoi trascorsi in Regione Calabria, dove dicevano avesse conquistato il gagliardo appellativo al servizio dell’on. Roberto Occhiuto, chiedendo mazzette pari al 20% dell’importo delle cifre che venivano erogate». Un’accusa pesante, quella dell’ex numero due di Palazzo dei Bruzi. «Poi – continua –, sembra che un giorno, un malcapitato, coraggioso e inconsapevole, anziché assecondare Cirò, fece una piazzata negli uffici di segreteria dell’on. Occhiuto e il povero Roberto, ignaro di tutto e scandalizzato per l’accaduto, pare che fu costretto per le urla ad uscire dalla stanza accanto e ad allontanare in malo modo il suo più stretto collaboratore, senza denunciarlo però. Le voci non si placavano, dicevamo, e i malpensanti nel 2011 si chiedevano come mai un soggetto del genere, che Roberto Occhiuto era stato costretto a estromettere dai suoi uffici per gravissimi motivi, fosse invece entrato nelle grazie del fratello sindaco neoeletto, che addirittura lo nominava capo della sua segreteria».
«A chi non verrebbe qualche dubbio? – si chiede ancora Gentile –. Lo stesso sindaco che, dall’alto della sua trasparenza adamantina e della sua notoria onestà, vuole far credere ai dementi che nel Comune di Cosenza regni la legalità e che lui stesso si sia erto a strenuo difensore della stessa (tanto da aver messo in atto negli anni regolari controlli contabili), come mai ha impiegato sei anni prima di rendersi conto che Cirò, come sostiene lui, rubava? Ma soprattutto perché Cirò tace e non si difende?».
«Mi auguro – conclude l’ex vicesindaco di Cosenza – che esista un giudice serio, integro e super partes, distante da pagliacci e truffatori seriali, disponibile a scoprire quanto potrebbe costare il silenzio di Cirò a tutti i cosentini e a scoperchiare finalmente quel maleodorante calderone di melma sul quale più di uno in passato si è seduto».

OCCHIUTO: «”INCIDENTI” PER I COLLABORATORI DEI GENTILE» Alla nota di Katya Gentile ha replicato Roberto Occhiuto, deputato di Forza Italia e fratello del sindaco di Cosenza. Sempre su Facebook: «Non mi pare che Katia Gentile frequentasse la mia segreteria – spiega Occhiuto – quando io ero consigliere regionale, sicuramente frequentava quella del padre col quale a quei tempi non avevamo proprio buoni rapporti. Quindi, non so da quali ricordi possa attingere per le sue fantasiose ricostruzioni. Per quanto riguarda Giuseppe Cirò, l’ho conosciuto nella comune militanza all’interno del movimento giovanile e ne ho sempre apprezzato l’efficienza e la capacità di lavoro. Se ora ha sbagliato, al punto da aver costretto mio fratello a sporgere una denuncia, mi dispiace dal punto di vista umano. A Katia vorrei chiedere: quanti collaboratori hanno avuto suo padre e suo zio? Con quanti, purtroppo, è capitato che abbiano avuto incidenti di rapporto? Se vuole, l’aspetto nella mia segreteria, così questa volta la vedrà davvero e  potrò darle anche un elenco piuttosto lungo». 

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