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«Renzi considera la Calabria una colonia»

Carlo Guccione, che risultato si aspetta in Calabria alle primarie – in termini percentuali – per Andrea Orlando? «Sarà un ottimo risultato. Ma il dato che mi interessa di più è quello politico. Me…

Pubblicato il: 11/04/2017 – 15:01
«Renzi considera la Calabria una colonia»

Carlo Guccione, che risultato si aspetta in Calabria alle primarie – in termini percentuali – per Andrea Orlando?
«Sarà un ottimo risultato. Ma il dato che mi interessa di più è quello politico. Mettere in sicurezza il Partito democratico dopo la pesante sconfitta al Referendum del 4 dicembre anche in Calabria e dopo l’abbandono di molti compagni. Sarebbe poca cosa accapigliarsi su chi vince o perde quando è in gioco la stessa sopravvivenza del Partito democratico e la frattura che si è creata tra il Pd e il Paese reale. La mozione Orlando rappresenta una sintesi politica in grado di guardare oltre e dare risposte a quei cittadini ed elettori che ci hanno voltato le spalle il 4 dicembre. Quello che ci interessa è la costruzione di un Pd capace di ascoltare le classi sociali più deboli, di mettere in campo politiche serie e credibili sul tema del lavoro, dei diritti, dell’uguaglianza».
Il niet del Nazareno alla doppia lista a sostegno di Renzi, quella che avevano in mente Oliverio e Adamo, è un vantaggio o uno svantaggio per voi?
«Quello che sarebbe interessante è sapere perché Renzi, in zona Cesarini, non abbia permesso la presentazione di una “lista Martina” in Calabria. Mi risulta che la “lista Martina” fosse già pronta. Sono stati costretti a smontarla all’ultimo minuto. È il frutto di una logica che considera la Calabria una specie di colonia da utilizzare in base alle convenienze romane. Quella stessa logica vive dietro il baratto della sanità, una vicenda tragicomica che si trascina da due anni e mezzo. A pagarne le conseguenze sono i cittadini calabresi».
I seguaci dell’ex segretario contestano la vostra vittoria a Cosenza, al termine del voto tra gli iscritti. Sostengono che a decidere l’esito è stato un circolo tematico, i cui iscritti sono residenti in tutta la provincia e non solo nella città. A questo cosa risponde?
«Le accuse sono il frutto di una concezione proprietaria e privatistica del Partito democratico. Questo è un circolo che è stato capace, a soli tre giorni dalla scadenza della presentazione delle liste durante le ultime amministrative di Cosenza, di presentare una lista (La Grande Cosenza) in grado di eleggere un consigliere». 
Candidare come capolista a Reggio il 78enne Pino Morabito, certamente personaggio di spessore della sinistra calabrese, forse non è proprio il massimo per chi crede nel rinnovamento…
«In un partito inclusivo devono trovare spazio sensibilità, esperienze e visioni diverse condividendo un’idea fondamentale: una casa divisa non può reggere. Il rinnovamento vero non è solo anagrafico oppure con la rottamazione che si è fermata ad Eboli».
Alcuni esponenti della sua corrente sostengono che la candidatura alle primarie del segretario provinciale a Cosenza sia viziata da un’incompatibilità. Lei condivide tale tesi?
«Di regola chi è chiamato a far rispettare le regole e a gestire la campagna congressuale, in uno Stato democratico difficilmente sarebbe candidato».
Le primarie saranno un test per la giunta regionale?
«Il test per la giunta regionale si trova su un altro terreno. Quello della capacità di impedire il dimensionamento o addirittura la chiusura del porto di Gioia Tauro, come dimostrano le vicende di questi giorni; di cantierizzare i lavori del Terzo Macrolotto della 106 Jonica all’altezza di Sibari (quasi un miliardo di euro); di aprire i cantieri del nuovo ospedale della Sibaritide, annunciati per marzo e ancora fermi al palo. Il vero test è sulle risposte che una giunta regionale dovrebbe dare ai cittadini calabresi».
Che fine ha fatto la richiesta dei consiglieri regionali di ricorrere a un rimpasto dell’esecutivo?
«Nell’ultima riunione del gruppo consiliare del Pd di oltre un mese fa, alla presenza del segretario Magorno, era emersa la volontà unanime di una svolta  nell’attività concreta della esperienza amministrativa regionale e anche nella vita del gruppo consiliare stesso del Partito democratico. Abbiamo dato mandato al capogruppo di concordare con il governatore Oliverio una riunione per affrontare concretamente tutti questi aspetti. Ma non ci è mai arrivata alcuna convocazione. Si preferisce continuare così, lasciare che i problemi si incancreniscano e venga meno la coesione della stessa maggioranza di governo».
Dica la verità, ancora non è riuscito a metabolizzare l’uscita di scena dalla giunta dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati per Rimborsopoli…
«Magari fosse così. A oltre due anni e mezzo dall’inizio della legislatura i risultati ancora non si vedono, come è evidente a tutti. Si annunciano solamente. E la situazione della Calabria peggiora rispetto al passato. È sempre più difficile distinguere la discontinuità tra l’attuale governo della Regione e quello del passato. Le condizioni materiali delle famiglie calabresi peggiorano. Su questo tema le mie battaglie di merito vanno nella direzione di richiamare chi oggi governa all’impegno che abbiamo preso con gli elettori calabresi rispetto al nostro programma elettorale. Siamo molto indietro nella sua realizzazione. Il primo eletto in Calabria non può esimersi da una battaglia a viso aperto, franca, fatta di contenuti, affinché quel nostro impegno con i calabresi venga rispettato. Quando sono stato chiamato, tre giorni prima della presentazione delle liste, a candidarmi a sindaco nella mia città, non ho pensato alle mie convenienze personali. Eppure avevo tutte le ragioni per declinare l’invito. Una tra tante: un’iscrizione nel registro degli indagati per Rimborsopoli mi aveva escluso dalla giunta regionale, però non mi impediva di essere candidato a sindaco senza liste, programma e con un Partito democratico allo sbando nella città di Cosenza. Non sono certo tra coloro i quali, quando la nave affonda pur avendo buoni motivi per mettersi in salvo tra i primi, fanno come Schettino. Anzi, io sono tra coloro i quali ci mettono la faccia e cercano di  portare  la nave in porto».

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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