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Il cambiamento è una “Garanzia”

Ottomilaseicentottantotto euro, esattamente quanto veniva elargito in due anni agli stagisti di “Garanzia giovani”. Tanto è costato il pernottamento del presidente della Sacal Massimo Colosimo presso…

Pubblicato il: 11/04/2017 – 14:07
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Il cambiamento è una “Garanzia”

Ottomilaseicentottantotto euro, esattamente quanto veniva elargito in due anni agli stagisti di “Garanzia giovani”. Tanto è costato il pernottamento del presidente della Sacal Massimo Colosimo presso l’Hotel Bulgari di Milano, uno dei più esclusivi d’Europa. Poi aggiungiamoci limousine e trasferta aerea. Eppure Colosimo non ha bisogno della Sacal per vivere alla grande, essendo rampollo del casato che governa sui surgelati in Calabria. Tuttavia i cavalieri d’impresa targati Catanzaro usano far così: amministrano bene il loro e scialacquano quello che loro non è ma sempre a loro viene affidato, chiunque stia al governo.
Anche gli stagisti di “Garanzia giovani”, comunque, non se la passavano male: per ognuno di loro è stato architettato un percorso tagliato su misura, all’inizio la paga è bassa ma crea le condizioni per un futuro stabile nel sistema aeroportuale calabrese. Tant’è che la lottizzazione tra i vari componenti del Consiglio di amministrazione della Sacal non è stata facile e tantomeno indolore. Alla fine ci sono riusciti, qualcuno avendo la meglio sugli altri, come nel caso dell’assessore di Conflenti Enzo Scalzo che di giovani da “garantire” ne ha strappati ben tre. Del resto gli toccavano: uno come assessore di Conflenti, un altro come dipendente dell’Enav (Ente per il controllo del volo aereo) ed il terzo perché fratello del consigliere regionale Tonino Scalzo, che in passato è stato anche presidente del Consiglio regionale, fin quando non venne travolto dall’inchiesta “Rimborsopoli” della procura reggina.
C’è spazio per tutti e per ogni evenienza con “Garanzia Giovani”. Per il padre di famiglia funzionario provinciale, che ci infila il figliolo, e per gli accordi politici trasversali. E il cambiamento? Qualcuno osa mettere in dubbio quello di cui mena vanto Gerardo Mario Oliverio, governatore delle Calabrie che ormai a suo agio appare solo nelle tre giornate del Vinitaly.
Certo, se aspettavate un cambiamento di metodo, di linea, di rigore nella spesa, di controlli negli enti subregionali potete anche sentirvi delusi. Ma sul resto il cambiamento c’è stato eccome: i grandi capitani d’industria restano in sella ma cambiano rotta: prima reclutavano amici ed amici degli amici targati centrodestra, oggi spazio a quelli del centrosinistra. Intanto il sistema aeroportuale calabrese cola a picco, Alitalia va via e dove resta triplica il costo dei biglietti. Lo scalo lametino è in perenne default, ma al suo interno due o tre aziende hanno spazi a prezzo vile e in questi spazi puoi trovarci di tutto, dalla A alla Z passando per la C: c’è anche una sala per giochi d’azzardo. Cose che neanche a Singapore.
E la Regione Calabria poteva non sapere? Oliverio non aveva sospetti? Difficile crederlo, visto che a rappresentarla nel Consiglio di amministrazione ci ha mandato il suo capo di gabinetto Gaetano Pignanelli, autore dell’omonimo codice che riscrive non solo le norme della pubblica amministrazione ma anche la loro applicazione ad “assetto variabile” per usare un termine consono con l’ambiente aeroportuale.
I segnali del terremoto odierno erano vecchi, ce ne occupammo esattamente due anni fa. Il governatore promise interventi energici e risoluti, un po’ come quando giurò che l’Inail, altro scandalo lametino, avrebbe aperto i battenti entro dicembre del 2016.
Badino bene i signori della “Cittadella”, anche quella odierna è solo una tappa. L’inchiesta della Procura ha messo in chiaro solo un segmento, gli altri verranno a seguire.

direttore@corrierecal.it

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