CATANZARO Vincenzo Ciconte guiderà la coalizione di centrosinistra contro Sergio Abramo: l’ufficialità si è avuta a tarda mattinata, dopo che l’ex vicepresidente della giunta regionale ha sciolto le riserve nel corso della riunione tenutasi presso il circolo Pd “Lauria” di Catanzaro centro.
Tre ore di discussione tra Ciconte, Ernesto Magorno e i referenti dei circoli e del Pd catanzarese, in cui il consigliere regionale dem ha spiegato su quali basi ha costruito «una coalizione molto allargata che va al cuore dei problemi programmatici della città. E io sarò il candidato di tutta la coalizione».
Una coalizione che va dall’Udc all’Idv, passando per Pd, Psi, Socialisti e Democratici, Calabria in Rete e qualche lista civica, per un totale di «almeno 12 liste, vedremo come mettere insieme tutto il percorso ma non meno di quel numero, mi auguro».
Si conclude così la telenovela che per oltre un mese e mezzo ha tenuto incollati davanti alle pagine dei giornali la città, da quando cioè Ciconte aveva chiesto e ottenuto dal suo partito il mandato esplorativo per federare sotto il suo vessillo quanti più partiti e movimenti possibile.
Un’operazione conclusa non del tutto, per Ciconte, perché il secco rifiuto di Alternativa Popolare, ex Ncd, a sostenere la sua candidatura è stato uno smacco che l’ex vicepresidente della giunta regionale non ha del tutto digerito. Nel corso della riunione, infatti, più volte ha sottolineato l’incongruenza del comportamento di Ap che dopo aver abbandonato Abramo per metà dell’ultima consiliatura torna alla base nonostante a livello nazionale e regionale ci sia un asse forte con il Pd.
Proprio questa incongruenza sarà oggetto del viaggio dei prossimi giorni promosso dallo stesso Ciconte a Roma, in compagnia di Magorno e del governatore Mario Oliverio.
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L’attenzione di Ciconte su Ap è giustificata dai numeri: con gli alfaniani in coalizione, capaci potenzialmente di pesare per circa il 10% sul totale dei voti, l’elezione a sindaco sarebbe stata pressoché certa, magari già al primo turno. Averli a sostegno di Abramo, invece, sposterà l’ago della bilancia proprio sul centrodestra che riuscirebbe così a portare Ciconte al ballottaggio e lì provare a batterlo giocando le carte migliori che Abramo, sindaco uscente, ha in mano.
Sarà quindi determinante la composizione delle liste, a questo punto, perché numeri alla mano Ciconte ha bisogno di candidati consiglieri fedelissimi per i quali il voto disgiunto non è un’opzione, così da sfruttare appieno il traino dei candidati.
Ma la composizione delle liste sarà anche determinante per definire gli equilibri interni in caso di vittoria: con la corazzata Udc che corre per arrivare prima in coalizione e poter esprimere il maggior numero di consiglieri eletti e magari un paio di assessori, il rischio che la lista Pd diventi poco più di una comparsa è alto. Allora il diktat: tutti gli uscenti saranno ricandidati, in campo anche Pino Tomasello, capo di gabinetto di Enzo Bruno in Provincia e ranghi serratissimi per non fare brutte figure.
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