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Abramo e la "guerra" contro i salotti buoni – VIDEO INTERVISTA

CATANZARO Torna il nostro “Hashtag” speciale sulle amministrative di Catanzaro. Questa settimana è Sergio Abramo l’ospite di Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria. Da domani, il …

Pubblicato il: 16/05/2017 – 11:45
Abramo e la "guerra" contro i salotti buoni – VIDEO INTERVISTA

CATANZARO Torna il nostro “Hashtag” speciale sulle amministrative di Catanzaro. Questa settimana è Sergio Abramo l’ospite di Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria. Da domani, il video dell’intervista sarà disponibile sul nostro sito. 
Abramo è il sindaco uscente del capoluogo. Si ricandida per continuare il lavoro avviato cinque anni fa. In effetti, l’impegno del politico di Forza Italia come primo cittadino ha radici assai più profonde. Questo è il suo secondo ciclo, il primo era iniziato addirittura 25 anni fa. Poi, dopo un’esperienza in consiglio regionale (fu sconfitto da Agazio Loiero nel 2005 e guidò l’opposizione), ha deciso di riprovarci: «Di solito un sindaco non si ricandida quando ha lasciato un bel ricordo, ma il mio Comune era in ginocchio», dice nell’intervista registrata negli studi di Newsandcom.
Il suo mandato è stato costellato da spinose tappe giudiziarie. La prima di tipo amministrativo, visto che si dovette rivotare in alcune sezioni per una serie di irregolarità, la seconda – ancora in corso – di tipo penale, l’inchiesta Multopoli. «Quella sul ritorno al voto – spiega Abramo – fu una sentenza più politica che amministrativa, ma l’abbiamo rispettata, anche se altrove erano successe cose peggiori senza che si annullassero le preferenze. Invece cosa c’era dietro a Multopoli a distanza di anni non lo abbiamo capito. Si trattava prevalentemente di gossip. Di quelle multe annullate non ne abbiamo vista neanche una». Sarà, ma nelle liste che oggi appoggiano il sindaco uscente non c’è quasi nessuno della vecchia compagine. «Abbiamo deciso di rinnovare – dice il sindaco – perché è quello che la gente chiede. E poi era necessario allontanare chi nei cinque anni ha creato problemi. È stato difficile portare avanti il mandato con quei consiglieri comunali e ho chiarito che non lo avrei portato avanti con le stesse persone». Tant’è vero che alcuni sono passati dall’altra parte: «Chi è stato per cinque anni nel centrodestra e poi va nel centrosinistra perché gli viene offerto un posto in una struttura regionale è la rappresentazione di quanto la politica sia caduta proprio in basso». 
Eccoli, i “nemici” di Abramo: i consiglieri transfughi e quei «salotti buoni» che, nell’agosto 2016, ha additato come oppositori feroci. «Ho anticipato che molti imprenditori avrebbero cercato di ostacolare la mia candidatura perché ho detto troppi no. E infatti è successo, qualche imprenditore noto a Catanzaro sostiene le liste del centrosinistra». E, su richiesta di Pollichieni, chiarisce che “noto” è un aggettivo e non un cognome. 
Altro tasto dolente: le critiche sullo spopolamento del centro storico. «Abbiamo fatto tantissimo per il nostro centro storico, ma dobbiamo avere il tempo per raccogliere i frutti del lavoro. Abbiamo una programmazione sul centro storico che non riusciamo neanche a spiegare: c’è la filiera dell’artigianato con Fincalabra, l’integrazione tessuto sociale nel centro storico (32 milioni di euro) e speriamo di portare anche Giurisprudenza. Siamo gli unici ad aver fatto un accordo con Ance e Legacoop per la rigenerazione delle costruzioni. C’è un bando a cui hanno risposto tutti i proprietari fornendo disponibilità per 32mila metri quadrati: aspettiamo di riportare la gente nel centro storico». 
Abramo ha un consiglio che è anche una stoccata ai “soliti” imprenditori, almeno all’apparenza: «Basta non andare a fare spese nei centri commerciali. Se tremila catanzaresi da domani decidono di aiutare il centro storico e di andare nei cinema che hanno aperto lì o cominciare a comprare nel centro storico, lo risolleveremo in pochissimo tempo». 
E, sempre per stare ai temi che riguardano la città vecchia, sull’accordo tra Procura e Comune per l’assegnazione dell’ex ospedale militare agli uffici giudiziari chiosa: «Qualche salotto buono perderà una bella quota di affitti».