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A Crotone il cambiamento viaggia in bici

CROTONE Potrebbe sembrare una normale officina dove riparare le biciclette, ma non lo è. Considerarla come una semplice associazione culturale è invece riduttivo. E non basta neanche definirla come i…

Pubblicato il: 21/05/2017 – 11:24
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A Crotone il cambiamento viaggia in bici

CROTONE Potrebbe sembrare una normale officina dove riparare le biciclette, ma non lo è. Considerarla come una semplice associazione culturale è invece riduttivo. E non basta neanche definirla come il progetto di un gruppo di amici tra i 20 e i 30 anni che decidono di “risvegliare” la propria città. La Ciclofficina di Crotone è «un contenitore di idee» dicono i fondatori, che dedicano tempo, sforzi ed entusiasmo ad un’esperienza, che ad oggi, sembra essere unica in Calabria. 
L’attività principale della Ciclofficina Tr22o – nome completo e sul cui significato i soci mantengono la massima segretezza – è e rimane quella di personalizzazione e recuperare le biciclette. Pezzi vecchi e abbandonati che vengono lavorati con cura e passione per essere rimessi a nuovo. Ma soprattutto incentivarne l’uso, per svariati motivi: dalla tutela dell’ambiente alla salute, dalla diminuzione del traffico alla sostenibilità economica fino alla valorizzazione del turismo. E quando i pezzi non si possono più recuperare, con un po’ di immaginazione e di manualità, si creano oggetti per gli usi più disparati. «Con la camera d’aria delle ruote, ad esempio, siamo addirittura riusciti a costruire la porta della nostra sede». A raccontarlo è Giuseppe Scali, vicepresidente e responsabile della comunicazione e, afferma, fra gli «amici indistruttibili” dell’associazione.

LA STORIA La Ciclofficina nasce proprio così, nel 2010, da un gruppo di amici appassionati di ciclismo che credono nel principio della bici come strumento sociale di condivisione. E soprattutto poter dare la possibilità a chiunque di usarla, anche a noleggio. Poi giunge una seconda fase, durante la quale, sull’esempio delle ciclofficine presenti soprattutto al Nord, si è voluto dare un’impronta diversa, più culturale. E nel 2015 diventa un’associazione a tutti gli effetti, con un proprio statuto e un direttivo «Erano gli anni dell’università – racconta ancora Giuseppe – entusiasti della nostra officina a Crotone, abbiamo pensato di esportare tutto questo anche a Cosenza. Qui è bastato un piccolo garage per poter continuare a riparare le biciclette». Poi, aggiunge «abbiamo iniziato a creare anche qualche evento, tra gli studenti. È stato un modo per farci conoscere e soprattutto per farci guadagnare la stima dell’amministrazione di Cosenza, che ci chiamò qualche anno fa, attraverso l’assessore alla mobilità, per dare il nostro contributo ai progetti del Comune». 

INCOMPRENSIONI CROTONESI Diversa, però, la situazione a Crotone. Qui, infatti, «paradossalmente i rapporti con l’amministrazione non sono stati semplici all’inizio. Adesso stanno migliorando, veniamo riconosciuti. Un passo fondamentale perché significa iniziare a contribuire in modo concreto a progetti che da soli non riusciremo mai a portare avanti, come le piste ciclabili in città o altre iniziative che hanno bisogno di maggiori risorse». Finanziamenti, appunto. I ragazzi della Ciclofficina sono perentori: «abbiamo creato un lavoro ma non pensiamo di arricchirci con questo». Quote associative, ricavi delle riparazioni e vendite dei prodotti manuali le risorse su cui fanno affidamento. «Ogni venerdì sera poi organizziamo un evento nella piazza principale di Crotone per raccogliere dei fondi – spiega Giuseppe -. Poi puntiamo molto anche sul coworking, quindi cerchiamo di fare rete con molte associazioni presenti qui in città». 

L’IMPEGNO Per loro, la Ciclofficina è  “lotta di civiltà”, in contrasto con l’atavico pessimismo che caratterizza il territorio. «Noi lo avvertiamo, ma nonostante questo cerchiamo di portare avanti questa realtà con entusiasmo e positività – spiega Giuseppe -, qualcuno ci considera come un segno di speranza per la città. Alcuni del direttivo studiamo fuori, ma ritornano spesso qui perché credono nel cambiamento». Ad oggi si contano circa 70 soci. Lo considerano un numero discreto se si conta che «nel nostro territorio i giovani sono praticamente decimati. Il resto dei ragazzi hanno risposto poco, soprattutto perché non tutti vogliono sporcarsi le mani».
Sfiducia e pessimismo, ma non solo. In un territorio, come quello crotonese, impossibile non scontrarsi anche con la criminalità organizzata. «Un problema che abbiamo messo in conto fin da subito e per questo che abbiamo deciso di entrare nell’orbita di Libera – conclude Giuseppe -. Siamo consapevoli che la nostra lotta, la nostra idea di portare un segno civiltà presuppone anche questo».

Adelia Pantano
redazione@corrierecal.it

 

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