«La Calabria ha bisogno di cambiare»
Il risultato conseguito domenica scorsa dal professore Nicola Fiorita è davvero straordinario. Un risultato dietro al quale c’è sicuramente il valore di Nicola, delle persone e delle realtà associat…

Il risultato conseguito domenica scorsa dal professore Nicola Fiorita è davvero straordinario. Un risultato dietro al quale c’è sicuramente il valore di Nicola, delle persone e delle realtà associative che lo hanno sostenuto. Un successo che è anche legato alle caratteristiche specifiche della città di Catanzaro, di fronte alla trasmigrazione di tanti consiglieri comunali che dal centrodestra sono diventati i primi eletti delle liste a sostegno del candidato del Pd e a tante altre operazioni poco chiare.
Il dato della città capoluogo amplifica e rafforza quello che era emerso, in un contesto più sfavorevole, un anno fa a Cosenza con un candidato, il dottor Valerio Formisani, con una sola lista marcatamente “di sinistra”, che ha ottenuto metà dei voti del candidato del Pd sostenuto dalla Regione, dal governo nazionale e dal gruppo di Verdini.
Sono due dati che spingono a una riflessione approfondita chi, come me, viene da una storia di sinistra ma si rende conto di una situazione calabrese ormai insostenibile. C’è un ceto politico, di potere economico-imprenditoriale che si sposta continuamente dal centrodestra al Partito democratico, a seconda delle convenienze del momento, e pervade in maniera immorale la vita delle istituzioni. C’è una gara in Calabria a chi, tra gli esponenti politici, somiglia di più a Cetto Laqualunque. L’espressione migliore e più efficace per descrivere la vita delle istituzioni regionali è quella usata di un consigliere regionale che, ai microfoni della trasmissione di Michele Santoro, qualche anno fa, disse: «Il compare del mio compare è mio compare». Questa logica della “grande famiglia” alla Regione, all’insegna di clientele e interessi di potere, finora ha coinvolto anche tante esperienze nel consiglio regionale di sinistra cosiddetta “radicale”, che si sono omologate anche esse politicamente e moralmente a queste logiche.
Questi comportamenti in Calabria non sono solo della politica. Vedo anche nella mia città, sia tra alcune fasce più deboli sia tra settori del mondo professionale e borghese, atteggiamenti e comportamenti gravi e drammatici. Partendo da esperienze come quelle di Formisani e di Fiorita, da tante buone esperienze amministrative di tanti comuni calabresi anche piccoli, da tante esperienze sindacali e associative, da tante realtà di buona imprenditorialità anche sociale diffuse sul territorio, avvertiamo l’esigenza che anche alla Regione possa esserci una proposta veramente nuova e innovativa, che si possa esprimere anche alla Regione un voto libero.
Alla Calabria occorre una rottura profonda per recuperare sul piano morale, politico e culturale. Governare è molto difficile. Fare un passo avanti sul terreno del lavoro, della sanità, delle politiche sociali è difficilissimo. C’è bisogno di persone preparate, consapevoli dei propri limiti, che parlino ai calabresi un linguaggio di verità e mantengano un comportamento sobrio e trasparente. Riflettiamo sul fatto che il 50% di cittadini calabresi alle ultime elezioni regionali non è andato a votare mentre a Catanzaro domenica scorsa la percentuale di votanti è stata molto alta. Quante persone sarebbe rimaste a casa se non ci fosse stata la novità del movimento Cambiavento?
Riflettiamo insieme su come costruire una coalizione con caratteri fortemente civici, senza difese identitarie, larga e coerente, con un programma chiaro e coerente di cambiamento. Con candidati che esprimano volontà e forza morale per compiere la rottura di cui c’è bisogno.
*ex sindaco di Lamezia Terme