REGGIO CALABRIA «Tutto tace sul futuro sempre più incerto dei dipendenti dei Centri per l’Impiego ormai da mesi senza alcuna prospettiva. Nonostante i molteplici solleciti e le pressioni nessuna risposta è pervenuta in merito al loro destino dagli Enti preposti». È quanto si legge in una nota delle segreterie della Fp Cgil e della Cisl Fp. Che «denunciano, ancora una volta, l’impossibilità di perseverare in questa fase di stallo, una fase di transizione dove non si dà attuazione alle condizioni giuridiche e finanziarie necessarie a garantire il funzionamento ed i livelli essenziali delle prestazioni dei Cpi, nonché assicurare la certezza delle retribuzioni ai dipendenti».
«Le norme promulgate dal governo negli ultimi anni – scrivono i sindacati – non hanno fatto altro che accrescere lo stato di precarietà dei centri pubblici per l’impiego. Le province, alle quali prima erano attribuiti dalle regioni i Cpi dalla Legge Delrio si sono viste private della rappresentanza politica ed esautorate da molteplici competenze, con il decreto 150/2015 assistono al passaggio, della competenza in materia di politiche attive per il lavoro e i Centri per l’Impiego, temporaneamente alle Regioni per poi confluire sotto l’Anpal, centralizzando così i servizi a livello nazionale e infine vedono regolamentato il funzionamento dei servizi per l’impiego con il decreto legge n. 78/2015 (convertito nella Legge n. 125/2015), che dispone di siglare un accordo, in Conferenza unificata, tra il governo, le Regioni e le Province per rafforzare i servizi e favorire l’erogazione delle politiche attive, ricorrendo all’impiego concomitante di fondi nazionali, regionali ed europei, introducendo, inoltre, allo stesso tempo, anche, da un lato l’istituto della convenzione tra ogni Regione ed il ministero del Lavoro e delle politiche sociali volta a disciplinare i rapporti e gli obblighi in materia lavoro e dall’altro quella tra Regione e Province/Città Metropolitane per definire l’utilizzo del personale e delle strutture della Province per la gestione operativa dei servizi per l’impiego, del collocamento mirato e delle Politiche del Lavoro».
«Appare ben chiaro – spiegano Cgil e Cisl – come la normativa sia andata in contraddizione con se stessa dando per scontato un positivo risultato per la riforma costituzionale, generando non pochi disservizi nell’assistenza agli utenti in cerca di occupazione. Purtroppo neanche a livello locale la situazione è più rosea, ad oggi, nonostante gli incontri, i tavoli e gli accordi con la Regione Calabria non si vede una legislazione regionale che collochi servizi e lavoratori alle dipendenze dell’ente Regione, né tantomeno si è data la possibilità alla Città metropolitana di Reggio Calabria di gestire, così come richiesto formalmente, i Centri per l’impiego e le Politiche per il Lavoro. Di fatto soltanto grazie alle anticipazioni prima dell’amministrazione provinciale e ora della Città metropolitana di Reggio Calabria che si è in qualche modo tamponato ai disagi e si sono potuti garantire i pagamenti degli stipendi al personale a tempo indeterminato e a tempo determinato».
Cgil e Cisl «non intendono più accettare questa situazione di impasse. Pertanto facendo seguito anche alle disposizioni delle segreterie nazionali, che in data 15 giugno 2017 hanno proclamato lo stato di agitazione, che sfocerà nel presidio nazionale, che si terrà il prossimo 3 luglio dinanzi alla sede del ministero del Lavoro, danno il via ad una serie di iniziative territoriali volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica a tutti i livelli affinché si restituisca dignità e prospettive certe ai lavoratori, attribuendo ai centri pubblici per l’impiego la centralità che dovranno sempre più avere nel mercato del lavoro».
Il prossimo 28 giugno alle 11.30 i segretari sindacali territoriali della funzione pubblica hanno convocato l’assemblea di tutti i lavoratori dei Centri per l’Impiego per fare il punto della situazione e stabilire e organizzare insieme le possibili e fattibili azioni da intraprendere per una risoluzione definitiva e tempestiva di una situazione critica divenuta ormai insostenibile ed improcrastinabile.
«Questi incontri – continua la nota – assumono ancora più importanza alla luce delle ultime novità normative, come ad esempio la legge Madia, che finalmente offre lo strumento giuridico per porre fine all’annoso problema del precariato, che vede coinvolti i 62 dipendenti a tempo determinato. Ovviamente, anche, questo ambizioso progetto del governo non potrà avere successo se prima non verrà sciolto il nodo cruciale del cosiddetto avvalimento con cui i Cpi sono stati dati in gestione alle Province-Città metropolitane da parte delle regioni, definendo e garantendo le risorse finanziarie».
x
x