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«Calabria Etica intimidisce gli ex collaboratori»

CATANZARO Approda alla Procura della Repubblica di Catanzaro e al Consiglio dell’Ordine degli avvocati del Tribunale di Catanzaro l’infinita telenovela degli ex collaboratori a progetto di Calabria…

Pubblicato il: 08/07/2017 – 11:05
«Calabria Etica intimidisce gli ex collaboratori»

CATANZARO Approda alla Procura della Repubblica di Catanzaro e al Consiglio dell’Ordine degli avvocati del Tribunale di Catanzaro l’infinita telenovela degli ex collaboratori a progetto di Calabria Etica, i cui rapporti di lavoro sono stati unilateralmente azzerati nell’aprile 2015, avverso i cui atti, gli stessi lavoratori, assistiti da Aurelio e Steve Chizzoniti e Francesco La Salvia del Foro di Catanzaro, avevano ottenuto una sentenza favorevole dal Giudice del lavoro, con condanna nell’ottobre 2016 della Fondazione al pagamento di 13.500 euro per ognuno dei sedici ricorrenti per un totale di oltre 200.000 euro. Dopo la notifica del titolo esecutivo, l’ente impugnato la sentenza davanti alla Corte d’appello e ha si è opposto anche al pignoramento. Questo perché lo stesso pignoramento pregiudicherebbe la «normale attività di gestione» della Fondazione. «Ciò nonostante – si legge in una nota dell’avvocato Chizzoniti – l’ormai da tempo avviato iter procedurale volto alla liquidazione della fondazione, addirittura già commissariata». Il 20 aprile la Corte d’appello ha rigettato la richiesta di Calabria Etica. Che è stata, però, accolta, «inaudita altera parte, dal G.E. presso il Tribunale di Catanzaro, Giudice monocratico e di grado inferiore». Per questo motivo gli avvocati Chizzoniti e La Salvia hanno depositato un voluminoso dossier «chiedendo – prosegue la nota – al procuratore capo Nicola Gratteri l’espletamento di opportune indagini volte all’accertamento dei reati di frode processuale, truffa, tentativo di estorsione». Questo perché Calabria Etica, «fra l’altro, ha omesso di partecipare al giudizio che ha sospeso la procedura in data 30 maggio 2017 l’autorevole, pregresso provvedimento di rigetto della invocata inibitoria assunto dalla Corte di Appello di Catanzaro». Il comportamento della Fondazione avrebbe «fuorviato» così la giustizia, «che non conosceva l’ingombrante preesistenza della predetta ordinanza di rigetto superiormente già delibata». Un «depistaggio», insomma. Ma non è tutto. I legali hanno infatti segnalato alla Procura della Repubblica un altro «travisamento fattuale» che riguarda il «surreale pignoramento della somma precettata presso diversi istituti bancari, laddove, invece, soltanto in una sola banca la sessa è stata legittimamente staggita (sequestrata, ndr)».  Una cornice considerata «opaca», nella quale «gli ex lavoratori stigmatizzano il modus operandi leziosamente vessatorio della Fondazione che, pur avendo depositato in data 27/12/2016 l’atto di appello avverso la sentenza esecutiva, contestando tutto e il contrario di tutto, appena un mese dopo ha convocato i predetti presso la sede della stessa per prospettare soluzioni transattive, schivando coraggiosamente quanto scorrettamente i difensori che da sempre assistono gli stessi». I lavoratori sarebbero stati convocati più volte «“per sottoscrivere la transazione”, all’insegna del “prendere o lasciare”». 
«In questo tenebroso contesto – continua la nota –, Chizzoniti e La Salvia hanno devoluto alla Procura della Repubblica catanzarese “la sconcertante strategia intimidatoria coltivata dai vertici di Calabria Etica e dal patrocinatore della stessa che potrebbe inquadrarsi in una visione armonicamente funzionante con la malcelata finalità di alimentare uno stato di costrizione psichica dei lavoratori per indurli ad accettare la prospettata transazione perseguendo un ingiusto profitto con altrui danno”. Sugli stessi temi è chiamato a pronunciarsi anche il Consiglio dell’Ordine degli avvocati sul versante disciplinare». 

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