LAMEZIA TERME Non ritenendo sussistenti le esigenze per mantenere l’interdizione dai pubblici uffici il tribunale di Catanzaro, seconda sezione penale, ha revocato l’applicazione della misura cautelare nei confronti di Giampaolo Bevilacqua (dipendente della Regione Calabria), Marcello Mendicino (maresciallo dei carabinieri) e Sabrina Mileto (responsabile area personale Sacal), coinvolti nell’inchiesta Eumenidi sui presunti illeciti nella gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme. Restano, però per quanto riguarda i reati contestati, gravi indizi di colpevolezza.
BEVILACQUA Pur dichiarando cessata la misura cautelare dell’interdizione i giudici del Riesame ritengono, per esempio per quanto riguarda la posizione di Giampaolo Bevilacqua, che in punto di gravità indiziaria le risultanze investigative trovano conforto nelle intercettazioni telefoniche e ambientali intercorse tra Pierluigi Mancuso, Massimo Colosimo ed Ester Michienzi. L’accusa rivolta a Bevilacqua si articola su quattro distinti aspetti: l’utilizzazione di denaro della Sacal (società di gestione dell’aeroporto) per esigenze personali, interferenze nell’individuazione di soggetti da avviare al progetto “Garanzia giovani”, finanziato dalla Regione Calabria, le modalità della nomina di Mancuso quale direttore generale della Sacal e il conferimento di incarico di consulenza in favore di tale Giovanni Galati.
Secondo i giudici la documentazione acquisita dagli investigatori fornisce fondamento gravemente indiziario per gli aspetti contestati a Bevilacqua anche con riguardo all’ipotesi di abuso d’ufficio per la nomina di Mancuso e per la quale il consiglio di amministrazione del quale Bevilacqua era componente «non si apprezza in punto di conformità alle regole dettate dal regolamento» escludendo la possibilità di valutare profili professionali più aderenti all’incarico da ricoprire. Permangono dunque i gravi indizi di colpevolezza anche se la richiesta di riesame si presta ad essere accolta con riguardo al profilo delle esigenze cautelari «circoscritte a quelle attinenti al periodo di reiterazione della condotta delittuosa». Da un lato, infatti, al momento dell’adozione della misura interdittiva Bevilacqua non rivestiva più alcun incarico all’interno di Sacal «per cui viene meno in radice la possibilità di compiere ulteriori reati della stessa natura di quelli per cui si procede».
MENDICINO Marcello Mendicino avrebbe dovuto chiedere notizie a un sottufficiale della Guardia di finanza in merito alle indagini sulla Sacal, ricevendo in cambio la promessa dell’inserimento del proprio figlio nel programma “Garanzia giovani” per il quale aveva presentato domanda. Secondo i giudici del Riesame, dal contenuto delle conversazioni tra il maresciallo ed Ester Michienzi, responsabile dell’ufficio legale, si ricava che gli interlocutori hanno affrontato la questione dell’attività di indagine e la promessa dell’inserimento del giovane Mendicino al progetto di formazione «anche a scapito di soggetti già inseriti e da avviare per il successivo mese di settembre». «Sotto questo profilo – scrivono i giudici – l’ordinanza deve essere confermata». Per quanto riguarda le esigenze cautelari, nella fattispecie della reiterazione del reato, «è venuta meno la situazione che può avere indotto il maresciallo Mendicino a tenere una condotta aderente alla “linea politica” degli organi amministrativi della Sacal». Organi che dopo l’inchiesta sono venuti meno.
MILETO Secondo l’accusa Sabrina Mileto avrebbe illecitamente interferito nell’ambito degli adempimenti riguardanti il tirocinio di formazione “Garanzia giovani” inserendo nella piattaforma informatica i giovani i cui nominativi venivano preventivamente indicati dalla Sacal. Secondo i giudici è emersa da parte della Mileto una particolare “attenzione” verso quello giovani i cui nominativi erano stati segnalati dalla Sacal, intervenendo sui dati erroneamente inseriti e suggerendo le opportune strategie per dare maggiore risalto ai singoli profili professionali, a discapito di altri giovani, ai quali non veniva riservato un analogo trattamento. In particolare vi era un particolare solerzia da parte della Mileto nei confronti del figlio di un’altra indagata, Angelina Astorino, responsabile del Centro per l’impiego di Lamezia Terme.
per quanto riguarda, anche in questo caso, la reiterazione del reato, i giudici non ravvisano la sussistenza del pericolo da parte dell’indagata di ripetere la condotta delittuosa «in assenza di elementi di recente formazione, da cui poter desumere che la permanenza nell’ufficio ricoperto di responsabile dell’Area personale della Sacal possa costituire una evenienza da cui far discendere la effettività del pericolo attuale di commissione di ulteriore condotte delittuose». Anche perché, disgregato il vecchio cda della Sacal, viene anche meno quel sistema di relazioni interpersonali che aveva dato vita agli illeciti.
ale. tru.
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