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«Gratteri indaga sugli "amici" di Tiziano Renzi»

«Gratteri indaga sugli uomini di babbo Renzi». È il titolo della prima pagina domenicale del quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro. L’articolo di apertura è firmato dall’inviato a Cat…

Pubblicato il: 23/07/2017 – 9:29
«Gratteri indaga sugli "amici" di Tiziano Renzi»

«Gratteri indaga sugli uomini di babbo Renzi». È il titolo della prima pagina domenicale del quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro. L’articolo di apertura è firmato dall’inviato a Catanzaro, Giacomo Amadori, e potrebbe aprire un nuovo fronte sulla vicenda che ha occupato le cronache politiche e giudiziarie degli ultimi mesi, il caso Consip. Dopo aver ricordato la nota vicenda della nomina di Gratteri a ministro della Giustizia nel governo Renzi, sfumata probabilmente per l’opposizione di Giorgio Napolitano, il quotidiano rivela che Il procuratore di Catanzaro ha in mano un fascicolo scottante, in cui sarebbe coinvolto uno dei personaggi dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Si tratta di Rocco Borgia, 72enne perquisito a febbraio dagli inquirenti che indagano su Consip, a cui farebbe riferimento una società in cui però l’uomo ufficialmente non compare, la Sviluppo Srl. Borgia sarebbe da un lato «legato a doppio filo» alle coop rosse e, dall’altro – spiega La Verità citando Popoffquotidiano –, alla massoneria. 
Il procuratore Gratteri e l’aggiunto Giovanni Bombardieri, interpellati dall’inviato di Belpietro, non negano l’esistenza dell’indagine sull’uomo coinvolto in Consip, ma precisano che al riguardo  «non ci sono carte (ostensibili, ndr)». Ma su Borgia sarebbero già stati depositati a Roma altri atti «che svelano i suoi stretti rapporti con uno degli uomini più vicini a Tiziano Renzi, quel Carlo Russo indagato nell’ inchiesta Consip insieme con il babbo dell’ ex premier per traffico di influenze illecite».
Il 20 settembre 2016 Russo sarebbe stato pedinato e fotografato dai carabinieri del Noe in compagnia di Borgia. «Russo – scrive La Verità – all’ epoca si occupa dei rapporti istituzionali della Ceg elettronica di Bibbiena (Arezzo) e insieme con un collega si reca al ristorante Sapori di via Veneto per incontrare l’ imprenditore calabrese, in abito color carta zucchero, e una signora bionda, Daniela Becchini, dirigente dell’ Inps. A che cosa è servita quell’ occasione conviviale? “I rapporti che il Romeo coltiva con la Becchini, grazie all’ intermediazione di Rocco Borgia e Carlo Russo”, annotano gli investigatori, “sono finalizzati esclusivamente alla agevolazione nella prosecuzione di una commessa milionaria che la Romeo si è aggiudicata per la gestione del patrimonio dell’ Inps, di cui la Becchini è direttore generale”». Borgia, stando agli atti citati dal quotidiano, sarebbe «soggetto da sempre indicato quale intraneo alla Cmc che avrebbe facilitato l’avvocato napoletano nell’ interlocuzione» con l’ Inps. Cmc è la Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, un colosso della cooperazione rossa. «A me mi stanno martellando, sono quelli di Cmc, incontrali, incontrali, incontrali», dice Russo, intercettato, discutendo con l’avvocato Romeo. L’obiettivo sarebbe far alleare la cooperativa con l’imprenditore partenopeo e far ottenere una lauta consulenza a Borgia, «il “suo” uomo, quello di Cmc», con gli agganci giusti dentro all’Inps. «Nelle stesse ore, secondo l’ accusa, Russo prova a portare a casa – scrive Amadori – anche altre due importanti consulenze, una per lui da 5.000 euro bimestrali e una da 30.000 euro mensili per babbo Renzi, presunto contatto con i vertici di Consip». Un accordo che, però, non si sarebbe poi concretizzato anche a causa della sconfitta di Matteo Renzi al referendum del 4 dicembre 2016. Secondo gli investigatori potrebbe essere andata meglio a Borgia: «Infatti il 19 ottobre 2016 Russo sollecita il pagamento di 20.000 euro all’ imprenditore calabrese. I soldi dovrebbero essere pagati con una causale fittizia e attraverso una società, la Sviluppo Srl, in cui Borgia non compare tra i soci. Romeo è dubbioso e Russo lo incalza: “Leviamoci sto dente avvocato… piangiamo una volta eh…”. Per lui il pagamento s’ ha da fare, visto che Borgia è “quello che ha portato la Becchini”. Dopo questa chiacchierata i carabinieri troveranno nella spazzatura sotto gli uffici di Romeo la copia di una fattura intestata a Sviluppo Srl e datata 10 ottobre 2016. L’ importo è di 24.400 euro, comprensivi di Iva e il conto corrente a cui sono destinati è della Banca Popolare di Bari. La causale è “attività di consulenza e assistenza in merito a possibilità di sviluppo commerciale e partenariato in materia di efficientamento energetico”».
Ma la storia giudiziaria di Borgia non sarebbe circoscritta a questa vicenda. «Ex esponente del Pci calabrese», in passato si sarebbe occupato di progetti umanitari in Africa essendo stato tra i dirigenti del Cins, Cooperazione italiana Nord Sud, impegnato in Somalia, «e per questo è finito sotto processo» per truffa ai danni del ministero degli Esteri. La Farnesina non ha risposto alle domande del giornale di Belpietro sull’esito del procedimento in cui il ministero risultava parte offesa. Intanto Borgia, «o perlomeno un suo sedicente omonimo», replica ai detrattori in questi termini: «Hanno pubblicato su di me tante di quelle nefandezze e infamie che mi corre l’ obbligo di rispondere semplicemente col risultato di un referto medico, redatto da specialisti da me incaricati, e che potete leggere di seguito». La presunta diagnosi secondo La Verità si risolve «in quattro righe di testo generiche, non firmate e in cui si leggono sgrammaticature come “il psicologo” e “il psichiatra”». Borgia comunque si assolve da ogni accusa: «La mia storia di grande e indiscutibile moralità la raccontano tutti coloro che nel corso degli ultimi 50 anni hanno avuto il privilegio di frequentarmi e che pertanto non ho bisogno di difese di ufficio».

leggi anche>>>Inchiesta sugli “amici” di Tiziano Renzi, Gratteri smentisce

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