Il Decreto Sud approvato dalla Camera è l’ennesima legge spot di questa maggioranza, oramai divenuta più una sorta di ente amministrativo che formula indirizzi generici, più che un Esecutivo che assegna risorse e lo fa in maniera certa ed equilibrata.
Nei cinquanta articoli del provvedimento, intervallati da numerosi comma, non si fa alcun riferimento alla gestione del bene più prezioso per i cittadini, la salute, affidata da anni (da Napoli a Catanzaro) a commissioni e commissari che ne hanno acuito il problema.
Su questo punto abbiamo detto, in sede di presentazione del referendum sul regionalismo differenziato, che le Regioni del Sud (da sempre) hanno dimostrato come sia necessaria una riforma che rassegni centralità solidale allo Stato.
Ritornando al Decreto Sud, le misure messe in campo sono quelle di coesione e diminuiscono sempre più.
Davvero si pensa che bastino 40mila euro di incentivi o la concessione di terre incolte per far restare i giovani al Sud? E in quale sistema di competizione strutturale? Con strade degli anni 50 e senza un trasporto su ferro adeguato?
Il Decreto non affronta le sperequazioni tra Nord e Sud nemmeno nel sistema di istruzione, che rimane diviso nella gestione delle attività extra ordinarie.
La realtà è che ci vuole più Stato al Sud e tutto questo avrebbe bisogno di un intervento sistemico che non c’è.
E non c’è una interlocuzione seria da parte delle Regioni, vincolate a un patto partitico con il Governo che le porta a dire sempre di sì. Proprio mentre il prossimo anno, con le ripercussioni fisiologiche della Brexit, si ridiscuteranno i criteri di assegnazione dei fondi comunitari, con il rischio di perdere ancora risorse.
Il Sud non è nell’agenda politica ma è solo un totem che viene utilizzato per promuovere demagogia a buon mercato. E questo non è più consentito.
*Deputati di Forza Italia
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