«È un rischio ovviamente, però vale la pena provarci, anche se parliamo di piccoli comuni. Per esempio, la ‘ndrangheta controlla il 20-30% dei voti. Basta spostare il pacchetto di quei voti dalla lista A alla lista B per concorrere a decidere chi farà il sindaco o il segretario comunale. Grazie anche alla Bassanini che ha abolito il comitato regionale di controllo e la possibilità di dare più poteri al sindaco». Lo dichiara Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, nell’intervista rilasciata a “Kronos-IL tempo della scelta” in onda domani sera su Rai2 alle 21,20. Commentando l’appello del ministro dell’Interno ai partiti di sottoscrivere prima delle elezioni un patto antimafia, ha aggiunto: «Non ci credo, tutti dicono di non volere i voti della mafia e che la mafia non entra nei loro partiti, poi di fatto vediamo, nel corso degli anni e delle indagini, che sempre più le mafie sono presenti nella politica, che dettano l’agenda e hanno sempre più potere sul piano elettorale». «Soprattutto nei centri piccoli, ma anche nelle grandi città – continua Gratteri – si sa perfettamente chi sono i mafiosi e chi sono i candidati espressioni delle mafie. C’è quasi sempre la consapevolezza di chi si mette nella lista perché le mafie da sempre votano e fanno votare». E ancora, vigilare sulle liste «è un compito immane, enorme. Nemmeno duemila persone sono in grado nell’arco di tre giorni di controllare candidato per candidato e chi rappresentano. È un lavoro che toccherebbe a chi fa le liste e soprattutto ai suggeritori».
«Forse sono di moda?», risponde Gratteri a una domanda del conduttore Giancarlo Loquenzi, che gli chiede se cederà alla politica che lo cerca e lo corteggia. «Sono un felice procuratore della Repubblica di Catanzaro, sto avendo grandi gratificazioni dal mio lavoro – ha aggiunto – e penso che i magistrati possano continuare benissimo a fare quello che stanno facendo. Se viene chiesto, gratuitamente, da qualsiasi parte politica, diamo il nostro parere e contributo su ogni aspetto del sistema penale processuale detentivo, tanto poi fanno esattamente il contrario».
«Se il futuro presidente del Consiglio – chiede ancora Loquenzi – le desse carta bianca, andrebbe al ministero della Giustizia?». «No – risponde Gratteri – perché oggi in base alle proiezioni non c’è nessuno che si può permettere il lusso di fare questo discorso, non si prevedono maggioranze tali da consentire rivoluzioni che si fanno quando si hanno maggioranze forti e gente autorevole. Oggi non si fanno rivoluzioni o grandi cambiamenti, si va avanti». «Neanche se a chiamarla fosse Pietro Grasso?», rilancia il conduttore. «No, perché non ha i numeri. Potete fare le riforme più belle del mondo ma se non c’è nessuno che le vota – conclude il procuratopre di Catanzaro – restano lettera morta».
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