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D’Agostino alle Riforme: Oliverio rompe (anche) con il centrodestra

REGGIO CALABRIA Nuovo strappo in consiglio regionale. Dopo aver ridisegnato la sua maggioranza, ora Oliverio rompe i ponti pure con gli “alleati” del centrodestra. Va letta in questa chiave l’elezion…

Pubblicato il: 19/03/2018 – 14:46
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Mario Oliverio

REGGIO CALABRIA Nuovo strappo in consiglio regionale. Dopo aver ridisegnato la sua maggioranza, ora Oliverio rompe i ponti pure con gli “alleati” del centrodestra. Va letta in questa chiave l’elezione di Francesco D’Agostino al vertice della commissione Riforme. L’imprenditore ed esponente del gruppo “Oliverio presidente” – dopo l’assoluzione con formula piena dall’accusa di aver favorito le cosche di ‘ndrangheta della Piana – incassa i voti della sola maggioranza e va a sostituire l’uscente Baldo Esposito, ex componente di quell’Ncd (ora i tre membri sono passati con Forza Italia) che, fin dall’inizio della legislatura, aveva siglato un “patto” di collaborazione istituzionale con il centrosinistra.
La rottura era stata ufficializzata dall’adesione dell’ex sottosegretario Tonino Gentile al partito di Berlusconi, alla vigilia del voto del 4 marzo. E gli effetti adesso si sono riverberati anche in Consiglio, dove il centrosinistra ha deciso di chiudere definitivamente con gli accordi trasversali per contare solo su se stesso.
Anche l’elezione del nuovo presidente della Riforme rientra nel piano elaborato dal governatore e illustrato per la prima volta nel corso del vertice con i capigruppo di maggioranza avvenuto sabato scorso a Rende. Conta interna, espulsione dei malpancisti e avvio di una campagna elettorale sostenuta dai fedelissimi. Con un obiettivo: la ricandidatura del governatore alle regionali del 2019.
La conquista della commissione è avvenuta attraverso un escamotage che ha neutralizzato anche i possibili tentativi di ostruzionismo. Il riferimento è al dem Mimmo Battaglia, che a pochi minuti dall’avvio della seduta ha fatto pervenire al vertice dell’assemblea la sua richiesta di congedo. La stessa cosa aveva fatto Arturo Bova. Ed è a questo punto che è scattata l’operazione B del leader del Pd Sebi Romeo: lui stesso ha sostituito Bova e, in qualità di capogruppo, ha nominato un altro membro dell’inner circle oliveriano, Giuseppe Giudiceandrea, quale “rimpiazzo” di Battaglia.

PROTESTE A nulla sono poi servite le obiezioni di Esposito, che ha depositato un parere nel quale si evidenziava l’anomalia del rinnovo di un ufficio di presidenza che sarebbe dovuto avvenire, così come successo per le altre commissioni, a trenta mesi dall’inizio del mandato. Il parere non è stato discusso e la decisione del numero uno dell’Astronave, Nicola Irto (nell’occasione presidente del seggio elettorale), ha infine spinto Esposito ad abbandonare l’aula seguito dal forzista Alessandro Nicolò.
A votare il nuovo presidente sono quindi rimasti solo i 4 consiglieri di maggioranza: Romeo, Giudiceandrea, Giovanni Nucera e lo stesso D’Agostino.
«La maggioranza di centrosinistra alla regione oggi ha consumato una triste pagina politica», ha commentato a caldo Esposito, secondo cui è la prima volta, dalla nascita del regionalismo, che un presidente di commissione viene sostituito in corso di legislatura. «Sul piano politico, ancor prima che giuridico – ha precisato –, sarebbe apparso normale e corretto che a eleggere il nuovo presidente fossero i componenti titolari, che sono quelli che, in questi anni, hanno partecipato ai lavori e quindi avevano pieno titolo per valutare l’operato del presidente uscente, per giudicare se riconfermarlo o sostituirlo. Peraltro, nella precedente legislatura, durante la seduta del 16 gennaio 2013, anche per sostituire un vicepresidente di commissione, l’allora dirigente del settore, richiesto del suo parere, dichiarò che la commissione, soltanto in presenza del plenum, avrebbe potuto procedere, per cui, essendo assente un componente, fu deciso di attenderne l’arrivo, prima di procedere alla votazione».

PRESA DELLA BASTIGLIA «Oggi, invece – ha aggiunto Esposito –, questo principio è stato calpestato». Per il consigliere di centrodestra è andato in scena un «teatrino dei burattini, allorché un consigliere del gruppo politico, che dapprima, evidentemente, non aveva dato disponibilità a sostituire il suo collega di gruppo Arturo Bova, si è improvvisamente materializzato in aula, alla ripresa dei lavori (che erano stati sospesi per mancanza del numero legale), per sostituire “d’imperio” il consigliere Battaglia, di un altro gruppo politico».
E inoltre, «trattandosi del primo atto istituzionale consumato dopo il voto del 4 marzo, appare evidente come l’ennesima dimostrazione di arroganza politica, in realtà lasci trasparire tutta la debolezza di questo centrosinistra, del resto già sancita dagli elettori calabresi. Con questa sgangherata riedizione della “presa della Bastiglia”, qualcuno ha forse pensato di portare a casa un risultato utile a rafforzare la maggioranza ma, in realtà, questa triste pagina di politica appare più come l’ultimo canto di un cigno morente che, anche laddove riuscisse a terminare la legislatura, sarà inevitabilmente spazzato via dal responso delle urne».
Oliverio e i suoi pretoriani hanno tuttavia intenzione di andare fino in fondo. Per mercoledì è previsto il vertice di maggioranza, durante il quale, con ogni probabilità, tutti i consiglieri di centrosinistra dovranno decidere da che parte stare: con Oliverio o contro Oliverio.
Il primo dissidente, Carlo Guccione, è già stato “espulso” per volontà dello stesso governatore. Non è escluso che lo stesso trattamento sia riservato ad altri. La lunga campagna per le regionali del prossimo anno è solo all’inizio.

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