Un calabrese verso la presidenza dell'Anm
ROMA L’Associazione nazionale magistrati si appresta a cambiare i propri vertici. Sabato prossimo il Comitato direttivo centrale eleggerà i nuovi presidente e segretario e rinnoverà l’intera giunta…

ROMA L’Associazione nazionale magistrati si appresta a cambiare i propri vertici. Sabato prossimo il Comitato direttivo centrale eleggerà i nuovi presidente e segretario e rinnoverà l’intera giunta. Due anni fa, dopo dieci anni di divisioni, fu ripristinata l’esperienza delle giunte unitarie, in cui sono rappresentate tutte le correnti della magistratura, che annualmente si alternano alla presidenza dell’Anm. È durata poco: perché quattro mesi dopo la fine del mandato di presidente dell’ex pm di “Mani Pulite” Piercamillo Davigo, il suo gruppo, Autonomia e Indipendenza, nel luglio scorso ha lasciato la giunta. Motivo della rottura, l’atteggiamento giudicato troppo morbido dell’Anm rispetto a scelte “incomprensibili” del Csm nelle nomine dei magistrati ai vertici degli uffici giudiziari. Il casus belli era stata la nomina dell’ex parlamentare del Pd Lanfranco Tenaglia a presidente del tribunale di Pordenone. Da allora sono quattro le correnti rimaste a condividere il governo dell’Anm. Stavolta la guida del sindacato delle toghe dovrebbe toccare a un esponente di Unità per la Costituzione, la corrente di centro: quasi certamente sarà il sostituto procuratore romano Francesco Minisci, che è già stato segretario dell’Anm nella giunta Davigo e che all’elezioni del 2016 fu il secondo per numero di preferenze ottenute. Originario di Cosenza, 49 anni, Minisci ha lavorato anche in Calabria, dove ha condotto indagini sulle cosche della ‘ndrangheta del Cosentino. E nella Direzione distrettuale antimafia di Roma si è occupato delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella capitale e nel Lazio. Da componente del pool antiterrorismo della Procura di Roma, è stato titolare di inchieste sull’anarco-insurrezionalismo e sull’antagonismo sociale. Nuovo segretario dell’Anm dovrebbe essere invece un esponente di Area, il gruppo che esprime l’attuale presidente Eugenio Albamonte. Tra i possibili “papabili” c’è il giudice del tribunale di Lecce Alcide Maritati, gup dell’inchiesta sulla strage di Palagiano, un triplice omicidio che nel 2014 vide tra le vittime anche un bambino di due anni e mezzo.