CATANZARO Un terremoto alla Protezione civile è quasi una contraddizione in termini. Eppure le scosse, dalla deflagrazione dello scorso 11 aprile, si susseguono senza soluzione di continuità. Inizia tutto con una lettera. La firma Paolo Cappadona, geologo di grande esperienza e responsabile dell’Unità operativa “Coordinamento delle emergenze, dei sistemi informativi territoriali e Ced”. Chiede di lasciare e di essere messo in mobilità. È uno dei più stretti collaboratori del capo della Protezione civile Carlo Tansi, si occupa del cuore del sistema. E chiede di andare via mettendo nero su bianco contestazioni molto dure alla gestione del sistema.
IL RESPONSABILE LASCIATO SOLO Di fatto, Cappadona è costretto a lavorare senza sosta, perché nessuno ha pensato a uniformare l’organizzazione e le procedure della Prociv a quanto previsto dalla nuova direttiva che ha rivoluzionato le attività del settore nel novembre 2017. Le nuove regole stabiliscono che «a partire dalla fase operativa di pre-allarme e per le successive, il coordinatore tecnico si rechi fisicamente in sala operativa e assuma il coordinamento dei lavori». Anche «alla luce delle recenti innovazioni tecnologiche che hanno coinvolto le attività della sala operativa, si è dimostrato nei fatti necessario un continuo e costante contatto tra operatori di sala e coordinatore tecnico». È il primo passaggio in cui Cappadona fa riferimento all’avvio dell’app “easyalert”, che raccoglie le segnalazioni di pericolo dei cittadini e le gira alla sala operativa. In sostanza, oltre che di un’opportunità (per quanto finita al centro di qualche contestazione negli uffici della Cittadella) si tratta anche di un maggiore impegno chiesto agli uffici. Per questo, spiega il dirigente dimissionario, «si sarebbe dovuto procedere nell’immediato all’individuazione di un congruo numero di funzionari, al fine di garantire la continuità del servizio con turni di reperibilità h24». E invece è finita con un nulla di fatto: «La mancata individuazione e formalizzazione di tali incarichi ha lasciato di fatto in capo esclusivamente al sottoscritto le relative incombenze». Il geologo è stato lasciato solo.
ORGANICO INSUFFICIENTE DURANTE LE EMERGENZE Cappadona, però, stigmatizza anche la «politica di riduzione del personale impiegato con turnazione in sala operativa». Un’idea che – se poteva avere un senso «in passato» – oggi non si concilia con «le procedure approvate con riferimento al sistema di allertamento di cui si è detto sopra (sempre “easyalert”, ndr)». Visto l’aggravio nei carichi di lavoro, «occorrerebbe una decisa inversione di tendenza che invece non si è registrata». I tagli alla pianta organica, secondo l’ormai ex responsabile, generano «non pochi disagi in particolare nelle sedi periferiche in occasione della gestione di situazioni emergenziali e per la piena attuazione delle procedure di allertamento previste dalla direttiva, lasciando ancora una volta in capo al sottoscritto la responsabilità di eventuali disfuzioni».
CENTRO MEZZI VUOTO DURANTE LE MAREGGIATE Anche nel Centro mezzi di Catanzaro i conti (sul personale) non tornano. La dotazione, «come si è reso evidente in occasione di alcune recenti gestioni di situazioni emergenziali, si è rivelata del tutto insufficiente», scrive ancora Cappadona. Che sottolinea come il personale venga «utilizzato, su disposizione diretta del dirigente o di altro funzionario, in modo improprio, per movimentazione dei mezzi speciali ed esecuzione di lavori che nulla hanno a che fare con la gestione di situazioni emergenziali (della qual cosa si approfitta incidentalmente per declinare formalmente qualsiasi responsabilità)».
L’ultimo episodio citato da Cappadona è molto recente: è accaduto il 21 marzo scorso, giorno delle mareggiate che hanno messo in ginocchio la costa tirrenica. Da Cetraro arriva una richiesta di supporto per gli allagamenti. I tecnici che arrivano sul posto chiedono al geologo che coordina gli interventi l’invio di due pompe idrovore e di una torre faro, visto che gli interventi sarebbero, con ogni probabilità, proseguiti anche in orario notturno. A quel punto Cappadona contatta il Centro mezzi e scopre che il referente, assieme ai componenti della squadra di turno, «si trovava in un comune dell’Alto Jonio cosentino per un’attività disposta direttamente dal dirigente e di cui il sottoscritto non era assolutamente a conoscenza». Insomma, al Centro mezzi non c’era nessuno e per risolvere il guaio di Cetraro si è fatto ricorso ai mezzi di Calabria Verde. Restano, però, «la gravità di quanto accaduto e i profili di responsabilità che ne derivano».
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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