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«Il monocolore mariano e gli errori del Pd»

di Italo Reale*

Pubblicato il: 18/04/2018 – 8:54
«Il monocolore mariano e gli errori del Pd»

Egregio direttore, 
ho sentito il suo commento agli innesti nella giunta regionale e anch’io, come lei, non conosco i nuovi assessori.
 Ovviamente, come lei non dubito della qualità delle persone ma non ritengo che il metodo scelto dal presidente Oliverio sia quello giusto.
 Guardando infatti al governo regionale mi pare di intravedere un “Monocolore Mariano” intendendo per questo un potere assoluto del presidente e di un gruppo di suoi consiglieri che alla fine limita la capacità di intervento dell’ente.
 In altre parole, le varie leggi elettorali che si sono succedute nel tempo, hanno fatto dell’assessore un dirigente con qualche medaglietta sulla giubba in più togliendogli quel ruolo politico di impulso e di direzione che è essenziale per un compito così difficile.
 Mi pare che questa difficoltà sia esaltata dalla concentrazione di poteri intorno al presidente (in parte cercata da Oliverio) ed alle evidenti difficoltà dei consiglieri regionali di esprimere dei progetti (quindi politica) e dall’assenza dei partiti.
 In questo quadro, l’assemblea regionale si è occupata poco di Oliverio e questo perché in tutti c’è la consapevolezza che non è dal governo regionale che può venire un aiuto alla crisi del Pd.
 Troppo concentrato su se stesso, il governatore tende a distruggere le autonome opinioni del Partito come già fece Loiero durante il suo “regno”.
 Quindi, non la mancanza di dissenso ma, al di là dei “Servi della Gleba” e dei “Cercatori di Posti”, la consapevolezza che il Partito, per rinascere, deve fare a meno del governo regionale e deve affrontare altri temi che sono nazionali e locali.
 Tra questi sicuramente il grado di incertezza e di paura che provoca l’invasione degli “africani” ma anche la continua riduzione, operata soprattutto da Renzi del peso delle classi sociali che appoggiavano (che sono) la sinistra (operai, insegnanti, studenti, ambientalisti ecc) rispetto alle loro controparti (padroni, dirigenti scolastici, lobby, ecc).
 A ciò si aggiunge che, nel Mezzogiorno, il reddito proveniente da pensioni (vere o false, integrazioni dei prodotti agricoli, cassa integrazione, sopradimensionamento di personale negli Enti Pubblici) non è stato sostituito da niente o da troppo poco (reddito di inclusione).
 Per il Pd calabrese quindi si pone il problema di costruire una linea politica che parta dalla consapevolezza che, in attesa che la crisi si risolva, i cittadini vogliono sicurezze (ovviamente al di là dell’ottimo lavoro fatto dal governo Gentiloni) e che i militanti del partito vogliono contare sulle scelte sia sui problemi che sull’indicazione dei rappresentanti istituzionali. 
Questa è la ragione per cui l’assemblea regionale ha deciso che il congresso si muoverà in due fasi, una prima di ritorno sul territorio per affrontare problemi e decidere le regole per un partito che oggi è senza democrazia e la seconda più propriamente concentrata sulle primarie.
 Le difficoltà sono molte, vi è una vischiosità enorme che vuole ridurre tutto solo a fatti formali.
 Nessun problema, se ci troveremo di fronte all’ennesima farsa, il prossimo risultato elettorale, a una sola cifra, spazzerà quelli che rimarranno e io non sarò tra quelli.
*avvocato e militante del Pd

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