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«Resistenza patrimonio anche della Calabria e del Meridione»

A Catanzaro l’assessore Robbe ricorda: «Qui fu “guerra di popolo” che la rende unica nel suo genere». Sculco: «Evento corale, ampio e variegato»

Pubblicato il: 25/04/2018 – 20:55
«Resistenza patrimonio anche della Calabria e del Meridione»

CATANZARO «Il 25 Aprile è la grande festa dell’Italia, di un Paese che ha voluto essere libero e democratico. Questa giornata è l’omaggio ai principi fondanti della nostra democrazia, al sacrificio di uomini e donne che non persero la dignità di persone, sfidarono le violenze e la barbarie nazifascista per affermare i valori di libertà, di uguaglianza, di solidarietà e costruire un Paese nuovo più aperto e tollerante». E’ quanto ha affermato l’ Assessore regionale al Lavoro,
Formazione e Politiche sociali, Angela Robbe, che questa mattina ha partecipato alla solenne Celebrazione per la Commemorazione della Liberazione a Catanzaro, in rappresentanza del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. «Anche la Calabria contribuì con la propria gente e con i propri partigiani alla Liberazione del Paese, come testimonia la partecipazione alla cerimonia del partigiano Carlo Manente». Per l’assessore «In questa giornata – ha aggiunto – dobbiamo ricordare anche le vittime degli eccidi tra la popolazione civile: le vittime delle prime rivolte contadine a partire dal 1943 infatti furono il segno della ribellione al nazifascismo nel mezzogiorno. La Calabria e la sua gente pagarono sacrifici enormi per affermare libertà e democrazia anche se una storia della Resistenza nel Mezzogiorno non è stata mai scritta. Nel breve periodo dell’occupazione tedesca, in Calabria, in Campania, in Puglia, in Lucania e negli Abruzzi si verificarono numerosi episodi spontanei di resistenza militare e civile ai tedeschi, i primi episodi di “Resistenza” si erano registrati nel ’42, nelle campagne della Calabria sotto forma di ribellioni contro le violenze squadriste. Si trattò di movimenti che ebbero un prevalente carattere di lotta sociale. Le rivolte contadine furono un tassello della crisi e la premessa di una trasformazione irreversibile della società economica agricola, l’opposizione al nemico da parte dei meridionali nacque in primo luogo come reazione al terrore tedesco. La Resistenza meridionale ebbe il carattere di “guerra di popolo” che la rende unica nel suo genere. Il lavoro di recupero della memoria degli episodi di resistenza meridionale compiuto negli ultimi anni colloca il Sud nel contesto nazionale e fa della guerra di Liberazione un valore “italiano” nel senso pieno del termine. Dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a questo straordinario popolo che ci ha dato una Costituzione democratica, un paese nuovo e libero. Dobbiamo ringraziare i giovani di allora, ai giovani di oggi ricordare che la difesa della democrazia deve avvenire ogni giorno nella diffusione dei valori di laicità, pluralismo, uguaglianza, libertà che subiscono nuove minacce e negazioni e porre – ha concluso l’Assessore Robbe – un freno ad inaccettabili prevaricazioni che anche nella nostra Comunità, ancora oggi provocano prevaricazioni e intolleranza assolutamente contrarie ai valori fondanti della nostra Costituzione».
SCULCO «RESISTENZA ANCHE AL MERIDIONE» «Il 73esimo anniversario della Festa della Liberazione è l’occasione preziosa per ricordare tutti coloro, uomini e donne, che si sono spesi per la libertà e la democrazia al Nord al Centro e nel Mezzogiorno. Può servire, in questo frangente delicato per il Paese, a rinsaldare il senso di unità e di appartenenza e a unire gli sforzi per potenziare le nostre istituzioni, consapevoli del fatto che la democrazia va coltivata giorno per giorno per impedirne degenerazioni e rischi». Lo sostiene la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco, secondo cui «ha perfettamente ragione il presidente Mattarella nel segnalare che la Resistenza fu un evento corale, ampio e variegato. In alcuni frangenti della nostra storia, l’accostamento meridionali – Resistenza è parso come un ossimoro che per fortuna si è rivelato col tempo un errato luogo comune, perché (grazie a ricerche autorevoli) è ormai documentato l’apporto di quei giovani e meno giovani dell’Italia del Sud che fecero parte, con ruoli e responsabilità diverse, del movimento di Liberazione».

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