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Strage al cimitero, chiesto l'ergastolo per Galizia
Il pm invoca il massimo della pena per l’uomo accusato dell’omicidio di Edda Costabile e Ida Attanasio. Il delitto si intreccia con l’assassinio del fratello del presunto killer. La confessione inter…
Pubblicato il: 11/05/2018 – 15:38
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COSENZA Il pubblico ministero Giuliana Rana chiede la pena dell’ergastolo per Luigi Galizia. Arriva alla battute finali il processo celebrato in Corte d’Assise di Cosenza per arrivare alla verità giudiziaria sulla morte di Edda Costabile ed Ida Attanasio, uccise entrambe nella mattina del 30 ottobre del 2016. Il processo a carico di Luigi Galizia, come emerso più volte nella fase dibattimentale, si intreccia con l’omicidio di Damiano Galizia fratello di Luigi ucciso da Francesco Attanasio, reo confesso, che nonostante il rito abbreviato è stato condannato alla pena dell’eregastolo.
QUELLA VOGLIA DI GIUSTIZIA Le pm Giuliana Rana e Valentina Draetta prendono parola relativamente alle due fasi del processo. La prima per il duplice omicidio, la seconda per l’omicidio di Damiano Galizia che per l’accusa altro non rappresenta che l’evento da cui nasce il desiderio di vendetta di Luigi nei confronti della famiglia Attanasio. «La giustizia me la faccio io»; il pm ripete alla giuria popolare le parole che l’imputato ha pronunciato nella macchina in compagnia di una sua amica. L’Alfa Romeo di Galizia era nel giugno del 2016 controllata dalla Dda in seguito al ritrovamento delle armi in un box di Rende. Francesco Attanasio ne ha indicato la paternità proprio all’assassinato Damiano Galizia, quindi i magistrati ne avevano disposto il controllo della macchina. «Nel corso di queste intercettazioni – prosegue il pm – Luigi Galizia ha anche detto che aveva una pistola. La nascondeva nelle case popolari di Lauropoli a Cassano allo Ionio». Della morte di Galizia la famiglia viene a conoscenza solo dalle cronache dei giornali. Sempre nell’auto l’unico imputato riferisce come, dal dolore che gli era stato causato, ad Attanasio avrebbe staccato la testa, ci avrebbe giocato a calcio e poi sarebbe andato a farsi i suoi trent’anni di galera. Nel frattempo che gli investigatori annotavano questi appartamenti la tranquillità della famiglia Attanasio viene turbata da un nuovo episodio: l’incendio della cappella di famiglia. I loculi di quella cappella contengono la bara di Francesco Attanasio, ragazzo che perse la vita in un incidente stradale a 19 anni, il cui nome è stato poi trasmesso al fratello che adesso sconta la pena. Le fiamme al cimitero, seppur senza colpevole, per l’accusa sono un chiaro segnale di un desiderio di vendetta.
CON IL CRONOMETRO IN MANO A sviscerare gli episodi, anzi i minuti, dell’omicidio tocca invece a Giuliana Rana. Luigi Galizia nel corso del processo ha raccontato come in quelle ore di sangue lui stesse al bar del paese dove aveva giocato a carte con alcuni conoscenti, subito dopo avrebbe incontrato Morena Rubini, poi di lui le tracce si sono perse per sette giorni gli stessi che trascorse in una vecchia casa di Spezzano Albanese. «In base ai nostri calcoli possiamo affermare che Edda Costabile ed Ida Attanasio sono morte introno alle 10.17 – spiega il pm Rana –. Ecco l’alibi dell’imputato si sgretola, a nostro avviso, proprio analizzando quello che successe in quelle ore». Questa la ricostruzione del pm: Edda Costabile ed Ida Attanasio sarebbero state viste da Luigi Galizia alla 9.50 avviarsi al cimitero. Lui, dopo la partita a carte giocata contro Massimo Montone si sarebbe allontanato dal bar. Sono le 10.10. «Nessuno dei testimoni nel corso del processo – dice l’accusa – ci ha detto di aver visto Galizia nel bar dalle 10.10 alle 10.17». Alle 10.16 passa da casa e prende l’arma, anche se questo rimane un punto in sospeso, quindi due minuti dopo arrivato al cimitero avrebbe commesso il duplice omicidio e ritornato dal cimitero.
«Le telecamere ci mostrano il percorso fatto al ritorno», aggiunge il pm.
Sempre secondo l’accusa, il periodo di assenza di Galizia sarebbe da considerarsi come una vera e propria fuga. E a motivare la richiesta poi ci sarebbero anche le particelle di polvere da sparo, rinvenute in auto, che stante alla linea dell’accusa non potrebbero che appartenere a Luigi Galizia, l’unico che nelle ore dopo il duplice omicidio non si sarebbe sottoposto all’esame di stub. Lunedì replicheranno le difese.
Michele Presta m.presta@corrierecal.it
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