LAMEZIA TERME Un quad gira nel campo rom di Lamezia Terme disturbando parte degli abitanti. E’ giovedì pomeriggio, intorno alle 15. Nasce una lite tra un gruppo sempre crescente di persone, non si conosce il numero esatto, forse sono una ventina. Nella lite si inserisce anche Massimiliano Amato, ma sta per averne la peggio. A questo punto interviene suo fratello Salvatore, 31 anni, che dal cavo di un albero posto vicino a casa sua estrae un fucile calibro 12 e spara. Spara nella mischia, esplode due colpi. Uno di questi colpisce al volto Luigi Berlingeri che morirà a distanza di poco tempo, all’ospedale Giovani Paolo II che si trova a pochi minuti di macchina dal campo rom. Queste le futilissime ragioni che avrebbero portato alla morte del 51enne di etnia rom nel campo Scordovillo. I fatti sono stati raccontati, nel corso di una conferenza stampa, dal procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, dal dirigente del commissariato Marco Chiacchiera e dal questore di Catanzaro Amalia di Ruocco. Le indagini sono state condotte anche dalla Squadra mobile di Catanzaro con la presenza attiva a Lamezia del dirigente Angelo Paduano.
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Quello che gli investigatori hanno sottolineato è la cortina di omertà che caratterizza la comunità rom e che ha creato difficoltà nel comunicare e riuscire a ricostruire i fatti anche da parte degli stessi familiari della vittima. Dopo l’omicidio i due fratelli Amato si sono dati alla fuga. Sono stati rintracciati venerdì alle 16 a casa di una zia nel quartiere ghetto denominato Ciampa di Cavallo, non distante dal campo rom e dall’ospedale. Alle 21:55, dopo un lungo interrogatorio, la Procura di Lamezia Terme ha messo un decreto di fermo nei confronti del 31enne Salvatore Amato. Un lavoro paziente, quello degli inquirenti, che avevano come unica strada per portare avanti l’inchiesta quella di comunicare con i reticenti rom, non essendovi telecamere sul luogo del delitto. «L’enigma ha trovato soluzione in poco più di 24 ore – ha detto il questore – grazie all’interazione proficua tra Polizia di stato, ufficio di Procura e Squadra mobile».
PROBLEMA CAMPO ROM Dopo l’omicidio di Luigi Berlingeri si ripropone il tema dello sgombero del campo rom, uno dei più affollati del meridione. «Lo sgombero è un problema di natura politico-amministrativa», ha detto il procuratore Curcio che ha evidenziato le problematiche di natura criminale, affrontate dal suo ufficio, che investono il ghetto di Scordovillo. «Una semplice rilevazione statistica – ha detto Curcio – riconduce a soggetti gravitanti nell’ambiente rom reati quali rapine, furti, cavalli di ritorno, reati ambientali». «Ma la problematica è di natura più ampia», ha concluso il procuratore.
Il questore Di Ruocco ha annunciato che presto verrà eseguito un censimento degli abitanti del campo, un dato indispensabile per partire con una soluzione. La paura, allo stato attuale, è che elementi della comunità rom, come è avvenuto in altri territori della regione, possano divenire manovalanza della criminalità organizzata. Un timore al momento da escludere, secondo il procuratore Curcio che attinge la convinzione dalla sua esperienza da sostituto della Dda di Catanzaro e che si è occupato di territori come il cirotano dove le cosche hanno assorbito elementi rom per mancanza di uomini sul campo. «Questo a Lamezia non è avvenuto», ha detto Curcio, visto che le cosche, per quanto decimate dalle varie operazioni antimafia, hanno dimostrato di poter contare su adepti non rom.
CAMBIO ALLA GUIDA DELLA SQUADRA MOBILE Nel corso della conferenza stampa sull’omicidio di Luigi Berlingeri, rom ucciso a colpi di fucile giovedì scorso nel corso di una lite, il questore di Catanzaro ha dato l’annuncio ufficiale di un cambio al vertice della Squadra mobile di Catanzaro. Si congeda il capo Nino De Santis, trasferito a dirigere la Squadra mobile di Firenze, e già nella prossima settimana al suo posto si insedierà Marco Chiacchiera, attuale dirigente del commissariato di Lamezia Terme.
ale. tru.
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