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«Le sfide di una corretta gestione dell’acqua pubblica»

di Claudio Cavaliere*

Pubblicato il: 07/06/2018 – 15:35
«Le sfide di una corretta gestione dell’acqua pubblica»

Il tempo di leggere questo articolo e nel sistema idropotabile calabrese sono andati dispersi o non si riescono a contabilizzare 675mila litri di acqua.
Fanno 394mila metri cubi persi al giorno, quasi 200 litri per ogni residente calabrese.
«Il fallimento di Soakro – ha affermato il procuratore Capoccia nelle vicenda giudiziaria seguita al crack della società crotonese – era già scritto nel momento stesso della sua nascita», frutto di un sistema di servizi pubblici locali che nella nostra regione vive una perenne situazione di crisi gestionale ed economica.
Dall’alto del prestigio della sua carica il procuratore della repubblica di Crotone ha certificato uno stato di fatto più generale che è sotto gli occhi di tutti da diversi decenni.
Ogniqualvolta l’Istat rende pubblici i dati sul sistema idrico regionale si registra un peggioramento rispetto al passato. Così gli ultimi dati riferiti al 2015 indicano una efficienza distributiva diminuita dal 64,6 del 2012 al 58,9.
Significa che il 41% dei volumi immessi nella rete calabrese non raggiunge gli utenti finali nonostante il consumo giornaliero di acqua sia di gran lunga più elevato della media nazionale e solo Trentino e Valle d’Aosta hanno fatto registrare un consumo pro capite più grande.
A questo si aggiunge l’altro anello debole del sistema, la riscossione, che necessita di una decisa inversione di tendenza senza la quale qualunque programma o intendimento è destinato al fallimento.
Anche gli ultimi dati disponibili sui bilanci consuntivi 2016 dei Comuni calabresi indicano, in continuità con un dato oramai storico, che la riscossione è il vero “buco nero” del settore (al pari di quello dei rifiuti) la cui capacità è stata di appena 10,1, il che significa che su 100 € di accertato se ne riscuotono nello stesso anno appena 10.
È questa una situazione protratta nel tempo che ha provocato, dal 2002 al 2016 un totale di circa 909 milioni di euro di accertato non riscosso (una media di 60 milioni di euro annui), un mancato introito che pesa notevolmente sulla casse dei Comuni ma che è indicativo della difficoltà strutturale del sistema della autonomie calabrese di definire strategie di lungo periodo.
Sono questi i problemi cui è chiamata a dare una risposta l’Autorità idrica della Calabria (Aic) a partire da una gestione del sistema idrico integrato secondo criteri – recentemente ribaditi dalla Corte Costituzionale – di efficienza, efficacia ed economicità, nel rispetto dei principi di unitarietà della gestione e superamento della frammentazione verticale delle gestioni, nonché di adeguatezza delle dimensioni gestionali in base a parametri fisici, demografici e tecnici.
All’Aic spetta adesso il compito di stabilire i requisiti generali del/dei soggetto/i affidatari di tale gestione determinando così, indirettamente, anche le forme di gestione.
Una sfida da affrontare bene ma senza più tergiversare.

*sociologo

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