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Senegalese giustiziato a Corsico, il killer è un calabrese

Il 47enne Fabrizio Butà ha confessato l’omicidio nella notte durante un interrogatorio. L’uomo aveva già ucciso nel 1998 ed era stato condannato a 16 anni

Pubblicato il: 18/06/2018 – 8:09
Senegalese giustiziato a Corsico, il killer è un calabrese

MILANO Un uomo, italiano, è stato fermato durante la notte per l’omicidio del senegalese Assan Diallo ucciso sabato sera a colpi di pistola a Corsico, nell’hinterland milanese. Fabrizio Butà, 47 anni, di origini calabresi ha confessato davanti al pm Christian Barilli.
Butà aveva già ucciso un uomo vent’anni fa sui Navigli a Milano ed era stato condannato a 16 anni di carcere. Il killer avrebbe sparato dopo una lite con la vittima per futili motivi. I carabinieri di Corsico lo hanno arrestato nella notte su provvedimento di fermo. Arrestata anche la compagna 36enne dell’uomo accusata di favoreggiamento e della detenzione della pistola semiautomatica 9 per 21 con matricola abrasa usata per il delitto. Per la donna anche l’accusa di detenzione di droga, circa 70 grammi di cocaina, trovati insieme all’arma nella cantina di via Curiel nel palazzo dove vive la 36enne. I due si sono costituiti nella tarda serata di domenica ai militari della compagnia di Corsico che fin dalle prime ore dopo il delitto gli davano la caccia.
Gli inquirenti hanno escluso il movente razziale e alla base dell’omicidio ci sarebbe solo la lite avvenuta pochi minuti prima dell’agguato. «Infastidiva me e soprattutto la mia fidanzata, le chiedeva sempre soldi», questo il movente del delitto raccontato nella lunga confessione davanti al magistrato, anticipata dal Corriere.it. Vittima e assassino, secondo la ricostruzione dei militari – guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola -, avrebbero avuto una discussione al telefono. Poi il 57enne senegalese avrebbe detto a Butà di incontrarsi nei pressi del bar Erica, tra via Curiel e via delle Querce, dove è poi avvenuto l’omicidio. Butà avrebbe sparato prima due colpi al petto della vittima per poi finirlo con una rapida sequenza di colpi sparati alla testa a bruciapelo quando l’uomo era già a terra. All’omicidio avrebbe assistito anche la donna che si era presentata con lui all’appuntamento.
Il 47enne ha una lunga lista di precedenti. Era uscito dal carcere nel 2013. Il 30 agosto del 1998 Butà che non avrebbe legami con i clan della ‘ndrangheta, aveva ucciso con un fucile a canne mozze il 34enne Domenico Baratta, nato a Caracas in Venezuela ma cittadino italiano, all’angolo tra via Darwin e via Ascanio Sforza, lungo il Naviglio Pavese a Milano. Alla base del delitto una rissa avvenuta mezzz’ora prima in un locale della zona. Butà, insieme a un complice, si era poi vendicato contro l’impiegato delle Poste 34enne. Il primo settembre, al momento dell’arresto, Butà aveva confessato il delitto e ammesso che si era trattato di uno scambio di persona. La vittima, infatti, non aveva alcun legame con quanto accaduto ed era stata uccisa per errore.

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