REGGIO CALABRIA Il loro modello era la “Banda della Magliana” e cercavano di emulare il noto gruppo criminale in tutto e per tutto, seicento chilometri più a Sud e in un centro di dimensioni di gran lunga minori. Intimidazioni, spaccio di cocaina e marijuana, minaccia a pubblico ufficiale, associazione finalizzata al traffico di droga, persino il progetto di un tentato omicidio. È lungo l’elenco dei reati contestati a vario titolo alle dieci persone arrestate oggi dai carabinieri del comando provinciale per ordine della Procura antimafia diretta da Giovanni Bombardieri. Della banda – hanno scoperto gli investigatori – facevano parte anche una donna e un minore, che al pari degli altri di Bagnara Calabra, paesino di meno di diecimila anime della costa tirrenica reggina, si sentivano i padroni. E lo ribadivano a suon di intimidazioni verso chiunque desse loro noie o fastidio, magari con ripetuti controlli. È il caso del comandante della Polizia locale, troppo interessato – a parer loro – ai loro traffici e per questo “punito” con una salva di proiettili sparata contro la porta della sua abitazione.
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Dalle indagini, secondo quanto filtra, non sarebbero emersi legami organici con i clan della zona, ma mafioso è in tutto e per tutto il metodo con cui la banda tentava di imporre il proprio predominio sul paese. Gli uomini del gruppo giravano armati, in macchina, su e giù per le strade del piccolo paese, pistola fra le gambe, pronti – li hanno ascoltati dire intercettati – a far fuoco contro chiunque li avesse fermati o infastiditi, contro le forze dell’ordine, o quelle che avevano identificato come vittime designate. Una banda di balordi – li definisce un investigatore – ma estremamente pericolosi perché assolutamente fuori controllo. E per questo per tutti quanti sono scattate le manette.
LA “PROTEZIONE” AGLI AMBULANTI Le indagini partono nel 2017: nel pomeriggio dell’8 agosto, a Bagnara Calabra, vengono esplosi alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione del comandante facente funzioni della Polizia municipale. Gli approfondimenti investigativi avrebbero consentito di individuare il responsabile dell’intimidazione in Fortunato Praticò – uomo con precedenti specifici per i reati di minaccia aggravata e detenzione di sostanze stupefacenti – ricostruendo in modo dettagliato la dinamica e i motivi sottesi al grave atto minatorio. L’azione delittuosa sarebbe stata decisa e perseguita da Praticò in relazione dopo i contrasti sorti nell’ambito dell’attività istituzionale svolta dalla Polizia locale di Bagnara e riconducibili ai controlli a carico di alcuni venditori ambulanti. Gli ambulanti erano “protetti” da altri soggetti che che, pur non essendo direttamente coinvolti nelle attività commerciali, si erano spesso presentati, durante i controlli o negli uffici della Polizia municipale chiedendo spiegazioni sulle ragioni delle verifiche.
LA PIAZZA DI SPACCIO È soltanto l’inizio: le attività investigative permettono di delineare lo spessore criminale di Praticò, che sarebbe al vertice di un sodalizio criminale dedito allo spaccio nella “piazza” bagnarota, e della sua – e dei suoi sodali – influenza sulla vita quotidiana della comunità di Bagnara. Le intercettazioni, i pedinamenti e i riscontri eseguiti dai militari dell’Arma hanno permesso di delineare gli assetti dell’organizzazione, individuando quali promotori ed organizzatori Rocco Perrello e lo stesso Praticò, come partecipanti Fabio Praticò, Samantha Leonardis, Vincenzo Caratozzolo, Domenico Scarcella e Fabio Cacciola. Tutti membri di un sodalizio impegnato nel traffico di droga di diversa natura – cocaina e marijuana – approvvigionata da trafficanti pianoti per essere smerciata nella “piazza di spaccio” di Bagnara. L’epicentro del narcotraffico è stato individuato nell’abitazione di Praticò, sede di un’intensa attività di spaccio che coinvolgeva anche la moglie Samantha Leonardis e il fratello Fabio.
«COME LA BANDA DELLA MAGLIANA» Inoltre, la sussistenza di un vincolo associativo stabile e permanente, destinato a durare nel tempo oltre alla realizzazione di delitti programmati, ha trovato un’inoppugnabile conferma nelle stesse parole di Rocco Perrello, quando quest’ultimo, nel novembre 2017, inorgoglito, faceva espresso riferimento al solido patto criminale che lo legava all’amico Praticò Fortunato e alla sua famiglia, definendo la loro associazione a delinquere più efficiente della “banda della Magliana”.
Gli arrestati:
Fortunato Praticò
Fabio Cacciola
Vincenzo Caratozzolo
AntoninoLeonardi
Rosario Leonardi
Rocco Perrello
Fabio Praticò
Samantha Leonardis
Domenico Scarcella
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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