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I randagi ad Amantea? Si gestiscono con un atto farlocco

La convezione per la gestione dei cani avrebbe firma e data false. I riscontri nelle intercettazioni degli inquirenti che indagano per giro di concussioni e turbativa d’asta al Comune di Amantea: «…

Pubblicato il: 30/06/2018 – 16:58
I randagi ad Amantea? Si gestiscono con un atto farlocco

AMANTEA «Certo che dobbiamo sottoscrivere, chi vuoi che la metta, ci dovrebbe essere qualcuno che la disconosca. È tua madre, se tua madre disconosce un figlio sono cacchi tuoi». Sono le parole pronunciate dall’ingegner Domenico Pileggi, all’epoca dei fatti responsabile del settore manutenzione del Comune di Amantea, per chiarire a Pasquale Locane, veterinario e figlio della titolare della ditta – chi debba sottoscrivere quella convenzione – poi risultata farlocca – tra il Comune e la società “Oasi del Fido” sas.
Un episodio registrato dagli inquirenti e finito nel faldone dell’inchiesta per il presunto giro di concussioni e turbativa d’asta al Comune di Amantea. Un’inchiesta, coordinata dalla Procura di Paola, che ha portato all’arresto di sei persone di cui due finite in carcere tra cui appunto lo stesso Pileggi.
Il tema della discussione – finita sotto la lente degli uomini delle Fiamme gialle di Amantea – è l’affidamento del servizio di mantenimento e custodia dei cani randagi della cittadina. Una convenzione che da quanto emerso dalle indagini documentali e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali sarebbe falsa. A partire dalla data di sottoscrizione. A questo proposito nella stanza del dirigente del Comune, i finanziari annotano una conversazione tra lo stesso Pileggi e Pasquale Locane. «Allora un attimo – dice Locane al responsabile del settore comunale – tu hai fatto la determina il 20 novembre 2013 e la convenzione scade il 31 dicembre del 2013, quindi come se l’avessimo firmata i primi del 2014». «Esatto», risponde Pileggi. «Allora mettiamoci una qualsiasi data di gennaio… », replica Locane. Al che il dirigente indica alcune date utili. «Va be! Ma io ci sono stato sempre, basta che non era festivo, basta che non era festivo… va be che io pure le feste stavo qui… hai capito». Poi scorrendo alcuni giorni del mese di gennaio avrebbero optato per una data da apporre sul documento “posticcio”. «Allora – ricorda Locane – anno 2014 ce l’ho qui! Allora il 7 gennaio è martedì dopo la…». «Quando il ?», chiede Pileggi. «Il 7 gennaio 2014!», risponde l’uomo. «Facciamo… il 9…» conclude il responsabile del settore. Entrando poi nel dettaglio della bozza della convenzione che – secondo gli inquirenti – era in una pen drive del figlio del titolare della ditta dopo aver deciso sulla data da apporre al documento avrebbero proceduto prima alla formattazione dell’atto e successivamente alla stampa. «E poi la firma? La mettiamo?», chiede Locane al dirigente del settore. «E certo! – risponde nel colloqui attenzionato dagli inquirenti Pileggi –. Chi vuoi che la metta! Ci vuole qualcuno che la disconosce…». «Noi va be!», accenna Locane. «Tua madre», sottolinea il responsabile comunale. «Se la disconosce a suo figlio, sono cavoli (cazzi) tuoi… Ci mettiamo un margine sotto. Ok ci siamo, perfetto, perfetto perfetto… stampa, quante ne facciamo… quattro. Stampa». Un’operazione che, secondo l’accusa, avrebbe consentito di far saldare le prestazioni effettuate dalla società a favore del Comune. Nonostante appunto l’atto sarebbe stato falsato.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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