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Catanzaro, Accorsi incanta il Politeama con l’Orlando Furioso

L’attore rispolvera l’opera di Ariosto in modo brillante e sorprendente. E mostra un suo lato artistico per certi versi sconosciuto

Pubblicato il: 19/01/2019 – 14:08
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Catanzaro, Accorsi incanta il Politeama con l’Orlando Furioso
CATANZARO Avete presente l’inquietante Leonardo Notte di “1992” o il sofferente Michele de “Le fate ignoranti”? Dimenticateli. L’attore che sul palcoscenico del Teatro Politeama “Mario Foglietti”, ieri sera ha cantato “le donne, i cavalier, l’arme e l’amori” rispolverando un attualissimo “Orlando Furioso” per restituirci un Ariosto gustoso e interessante, è uno Stefano Accorsi brillante, poliedrico, con una presenza scenica travolgente e una interpretazione potente, che quasi sorprende proprio perché rompe gli stereotipi del bello e combattuto, misterioso e “pesante” a cui ci ha abituato al cinema. “Giocando con Orlando. Assolo” è una prova d’attore eccellente. Accorsi si cimenta in un monologo che dopo le prime battute avvolte nel buio di una scenografia essenziale, dove incombono i colossali cavalli di Mimmo Paladino, diventa un racconto affascinante e avvincente. Nello spazio di un lampo ci troviamo catapultati in un mondo romanzesco e senza confini, abitato da dame in pericolo e cavalieri senza paura e ne seguiamo le peripezie in un rocambolesco viaggio che ci porterà dalla Francia di Carlo Magno fin sulla luna. Tra cambi di registro improvvisi ed efficaci, saltando da una storia ad un’altra, (e il cambio di registro, supportato da un astuto gioco di luci, viene rafforzato e potenziato dal repentino passaggio da una pedana ad un’altra, di diversa altezza), Accorsi veste i panni di un cavaliere che cavalca non solo l’ippogrifo ma anche il tema oneroso dell’amore e delle sue declinazioni: l’ amore perso sfortunato, vincente, doloroso sofferente, e ovviamente fuorioso. Tra narrazioni e digressioni, le rime ottave di Ariosto risuoneranno regalando sorprese e voci all’ascolto inaspettate, restituendo ironia e modernità a un poema relegato ai ricordi liceali. Un susseguirsi di quadri dove i cavalieri epici cercano costantemente di colmare una loro mancanza “affettiva” mediante la soddisfazione del loro desiderio, e questa loro caratteristica viene spesso usata per irretirli, come fa Alcina nella sua isola incantata, trasformandoli poi in rocce e piante. Con Accorsi vediamo sulle tavole del palcoscenico la bella Angelica, insidiata da tutti i cavalieri cristiani che ne vogliono “cogliere la rosa”, da Rinaldo a Sacripante perfino da un vecchio e impotente eremita. Il cambio di registro, supportato da un astuto gioco di luci, viene rafforzato e potenziato dal repentino passaggio da una pedana ad un’altra, di diversa altezza. Una girandola di sembianze che si susseguono e prendono forma, si corrucciano, si aprono al sorriso, espressioni che si compongono e si ricompongono nella bella e valorosa paladina  Bradamante, nel forte e coraggioso Orlando del quale Accorsi restituisce in maniera coinvolgente il dramma e la follia. Tra una rima e un’altra – come quella inaspettata dopo aver intrecciato i versi di Dante con quelli di Ariosto, quando dice “stando a Catanzaro la bella mi si è intrecciata la novella” -vediamo la guerriera cristiana che si abbandona tra le braccia di Ruggiero per baci appassionati, e Angelica nuda legata ad uno scoglio, prima di cedere innamorata – ironia della sorte –  al musulmano Medoro, suscitando il furore di Orlando con conseguente perdita di senno, volato sulla luna ed infine recuperato dal nobile Astolfo. In un alternarsi di comicità e tragicità leggere, tra le rime sembra cogliersi una riflessione sociale sempre attuale quella sulla condizione femminile, ora oggetto di continua lussuria come nel caso di Angelica, ora obbligata ad addossarsi pazienza, abnegazione e illimitato senso del perdono come nel caso di Bradamante. Dal filone principale si diramano riflessioni dolorose sulla guerra, e il duello di Lampedusa richiama le drammatiche vicende attuali, per un’ora e mezzo di spettacolo che vola, nello stupore.

Maria Rita Galati redazione@corrierecal.it

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