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Ghetto e porto, la Piana di Gioia è una polveriera
Nell’area si sovrappongono il dramma sociale dei licenziamenti di Mct e l’emergenza della baraccopoli di San Ferdinando
Pubblicato il: 16/02/2019 – 13:13
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SAN FERDINANDO Mai come in queste ore la Piana di Gioia Tauro assume la dimensione di una polveriera. Da una parte la crisi occupazionale del porto, con gli annunciati licenziamenti di Mct, le frenetiche trattative per non far chiudere lo scalo, che da giorni è bloccato dalle proteste dei portuali, e dall’altra l’ormai noto dramma della baraccopoli e del ghetto dei migranti dove i rischi di morte a causa degli incendi si susseguono ogni notte.
Quella passata è stata un’altra notte tragica con la morte di un altro migrante nel sonno. Un altro incendio si è portato via una vita arrivata nella Piana per trovare lavoro nella raccolta delle arance, lavoro collegato allo sfruttamento e al caporalato. I migranti dopo l’ennesimo grave dramma rumoreggiano e si organizzano per un’altra manifestazione di protesta. Le tensioni salgono ora dopo ora e lo Stato cerca soluzioni. Non a caso il Prefetto Michele di Bari, all’alba, ha convocato un Comitato straordinario per l’ordine pubblico a San Ferdinando segno che si temono pericolosissimi incroci di proteste e di drammi sociali di molti: il porto in crisi da una parte, con le incertezze che si porta dietro, e le sovrapposizioni dei drammi dei migranti.
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