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La vetroresina prende forma nei lavori di Marco Raffaele

L’artista catanzarese, consacrato con un suo murales nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot” esporrà i propri lavori a Catanzaro all’Ex Stac

Pubblicato il: 26/02/2019 – 11:04
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La vetroresina prende forma nei lavori di Marco Raffaele
CATANZARO La vetroresina prende forma. Plasmata dalla passione e dall’arte di Marco Raffaele che trasforma i sogni, le raffigurazioni fantastiche e le rappresentazioni oniriche in una realtà tattile sorprendente. Le opere dell’artista catanzarese, consacrato con un suo murales nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot” del 2015 di Gabriele Mainetti, sono esposte al prestigioso palazzo dell’Ex Stac, antica sede della tranvia di Catanzaro, da sabato 23 febbraio. La mostra dal titolo Fiberglass Emotion a cura di Antonella Gentile presidente dell’Associazione Momenti d’arte e con il contributo del CSV, centro servizi di Catanzaro, e patrocinata dall’Assessorato comunale alla Cultura (guidato dal vice sindaco Ivan Cardamone), potrà essere visitata fino a venerdì 8 marzo, dalle 18.30 alle 21. Una ricerca, e quindi, crescita artistica quella di Marco Raffaele che passa dalla Street art alla manipolazione della materia, al riuso artistico di oggetti destinati al macero, dal disegno all’utilizzo del colore. Queste sono le fondamenta per il continuo della sua ricerca artistica. Perché ha scelto proprio questo materiale? Perché – spiega Marco – con la vetroresina percepisce emozioni forti nella sua metamorfosi dallo stato liquido durante la lavorazione allo stato solido. «È in questo passaggio che ho la sensazione che la materia attraversi una nuova dimensione, e che ne sigilli la forma». Uno “stargate”, una porta, dove il pensiero si unisce alla materia, scrive la curatrice, Antonella Gentile. Personaggi mitologici, o figure contemporanee, sono l’espressione di un linguaggio artistico contemporaneo, valorizzati ancor più da luci o colori, che danno trasparenza e vivacità alla materia manipolata, e rappresentano dunque il valore aggiunto dell’opera. L’accumulazione degli oggetti di uso quotidiano, anche rifiuti, che vengono raccolti per esempio in sculture tridimensionali, ricordano gli artisti aderenti al periodo del “nouveau realisme”, degli anni 60-70, cui aderì Arman, Rotella, Niki De Saint Phalle e che sfociò poi nel new dada, nella poetica dell’oggetto che divenne informale come i sacchi di Burri o le pietre e i frammenti di vetro di Fontana. Le sperimentazioni di Marco Raffaele sono un bell’esempio di arte contemporanea caratterizzata dal vissuto personale di un giovane artista che, come il maestro Rotella, si è lasciato suggestionare dal paesaggio offerto dalla realtà urbana e oggi guarda avanti, portando Catanzaro e al Calabria oltre i confini nazionali.

Maria Rita Galati redazione@corrierecal.it

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