CATANZARO I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro hanno eseguito, su delega della Procura del capoluogo, misure cautelari interdittive nei confronti di un ingegnere (consulente esterno della Regione Calabria, deputato al controllo dei finanziamenti per il settore turistico) e di una società in nome collettivo proprietaria di un villaggio turistico di Ricadi, nel Vibonese. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Catanzaro Paolo Mariotti su richiesta dei sostituti procuratori Graziella Viscomi e Giulia Tramonti coordinati dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal procuratore capo Nicola Gratteri.
Si tratta di un ulteriore sviluppo dell’inchiesta denominata “È dovere” che, nell’ottobre del 2018, aveva portato agli arresti domiciliari l’ex dirigente regionale Maria Gabriella Rizzo (già responsabile dell’Anticorruzione) e l’imprenditrice Laura Miceli, legale rappresentante della “Baia d’Ercole”, entrambe indagate per corruzione (qui la notizia).
Il provvedimento eseguito di interdizione riguarda invece Antonio Tolomeo, professionista 40enne di Catanzaro, e la società in nome collettivo “Baia d’Ercole”. Nello specifico, Tolomeo è stato sospeso dagli uffici o servizi pubblici per la durata di sei mesi, mentre la “Baia d’Ercole s.n.c.” è stata sottoposta al divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 10 mesi.
Le attività investigative coordinate dalla Procura di Catanzaro e delegate alla Guardia di finanza hanno consentito di «riscontrare – scrivono gli inquirenti – il concorso di Antonio Tolomeo con Rizzo Maria Gabriella nel comunicare a Laura Miceli informazioni su bandi non ancora pubblicati per il finanziamento del settore turistico calabrese, prestandosi, inoltre, a fornire a quest’ultima e alla società “Baia d’Ercole” indebite attività di consulenza ai fini della presentazione delle domande di finanziamento». Grazie a queste “consulenze” l’imprenditrice, stando alle accuse, avrebbe tra l’altro potuto eludere il divieto di partecipazione a un finanziamento pubblico erogato dalla Regione altrimenti precluso in quanto “Baia d’Ercole” aveva già usufruito di un contributo “de minimis” da 200mila euro per il «miglioramento ed ampliamento delle strutture ricettive esistenti». In cambio di tali “servigi” Rizzo sarebbe stata ospite delle strutture ricettive facenti capo alla famiglia Miceli ricevendo inoltre i«ndebite donazioni di vino e offerte di pranzi a spese dell’imprenditrice ricadese». Il provvedimento interdittivo arriva a ridosso della notifica agli indagati dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari avvenuta nelle scorse settimane.
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